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Davidù, quando lo facciamo il periplo di Levanzo?
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Quando scendi qui in Sicilia.
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Davidù, quest’anno scendo.
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E quest’anno lo facciamo: lo facciamo con Dado che conosce bene Levanzo e tutte
le sue correnti e ha la barca (autorizzata) che ci può seguire.
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Davidù il 21 agosto alle 00,30 arrivo a Catania.
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…e il 22 alle 7:30 hai il traghetto per Levanzo.
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Davidù ma non possiamo posticiparlo di qualche giorno?
- No, nein, niet. Vèni e non fare storie.
E
così, dopo aver preso – in meno di 24 ore - un’auto, un aereo, un treno, due
corriere, una vespa ed un traghetto, il 21 agosto sono finalmente a Levanzo (la
più piccola delle isole dell’arcipelago delle Egadi): insieme a Davide, Dado e
8 nodi di vento Grecale NNE (che col proseguire della giornata salirà fino a 12 nodi).
Alle 9:00 siamo a Cala Dogana (ossia il porto di Levanzo), carichiamo gli zaini sulla barca d’appoggio, pilotata da Alessandra con Adele a fare assistenza Alle 9:30 entriamo in acqua e giriamo in senso orario.
Dado e Davide pronosticano: sarà dura fino a Capo Grosso (ossia circa i primi 8,5km sui 12km che dobbiamo percorrere).
Infatti, subito dopo il Faraglione e la Grotta Marina del Buco (con breve sosta per visitarla, passando sotto l’arco), la corrente contraria inizia a farsi sentire. Superata la Punta del Genovese, nuotare diventa sempre più impegnativo: si alzano le onde e la corrente si fa sempre più forte. Tra Cala Tramontana sino a Capo Grosso, nuotiamo in mezzo a branchi di lecce e barracuda, che ci passìano di sotto seguendo al corrente. Noi, invece, proseguiamo sempre in direzione ostinata e contraria (alla corrente).
Ciononostante, andrebbe anche tutto bene se non fosse che ho sottovalutato il feeding, portando con me sono una borraccia con dell'acqua e un po’ di maltodestrine. Inevitabilmente arrivano i crampi e nuotare si fa sempre più difficile: un po’ di sgraniamo e un po’ ci ricompattiamo e poi di nuovo ci sgraniamo.
Capo Grosso è percorso da forti correnti e onde che si rincorrono e ci rimescolano (anche lo stomaco). Serve pazienza. E ottimismo. E cercare di fare attenzione, alla bracciata e alla gambata e ai crampi in agguato. Davidù lotta contro il mal di mare. Ma il peggio è passato: le onde ci spingono avanti e da Cala Calcara, il mare è una benevola distesa blu. Pare un nastro velluto. E io mi ci infilo e mi sfilo e mi ci rinfilo. Una bracciata via l’altra. E nuotare è una Grazia.
A Cala Minnula, Dado ci indica la Punta S. Leonardo:
- Dopo quella punta ci siamo!
Galvanizzati dalla
prospettiva dell'agognato arrivo aumentiamo il ritmo, arriviamo a Cala Fridda e già si vedono le
case di Cala Dogana: attraversiamo il porto ed arriviamo esattamente al medesimo
masso da cui eravamo partiti 4 ore e 27 minuti prima. Un bagnante tra l’incredulo
e lo stupefatto chiede:
-
Da dove arrivate?
-
Da qui!
-
Sì, ma da dove siete partiti?
-
Da qui!
Non
ci crede e si allontana scettico scuotendo la testa.
A
noi invece non resta che festeggiare con pane cunzatu e brioscia con gelato
prima che il traghetto ci riporti a Trapani e poi – per me – via col percorso
inverso: vespa-corriera-corriera-treno fino alla mitica Fondachello beach per
48 ore ancora di mare di Sicilia, prima del ritorno alla città della
semilanuta.