Se la memoria non mi inganna,
durante la trasmissione “Pagina 3” di Rai Radio Tre, fu letto un articolo in
cui il poeta Edoardo Sanguineti rivelò la sua aspirazione a far parte della
famiglia dei Paperini e andarsene con loro a spasso sulla mitica 313.
È universalmente noto che la 313
di Paolino Paperino è una piccola utilitaria dal motore inaffidabile, sulla
quale allegramente viaggia, spesso stracarica di bagagli, la squattrinata famiglia
dei Paperini.
Un tardo pomeriggio uggioso ero in studio assorta nel dilemma se era preferibile svitarmi gli occhi o dar fuoco alle sudate carte, quando chiama Cristina, alias Mon Général.
A causa della
mente obnubilata intendo solo “Staffetta, Argentario, 11 agosto, ci sei?” e,
inopinatamente, rispondo: “sì certo!”.
Tra la comunità dei nuotatori è
universalmente noto che intorno al 10 / 11 agosto di ogni anno nell’Argentario,
viene organizzata la “Da Porto a Porto”. Si tratta di una storica gara di nuoto
benefica di 22 km (da Porto Ercole a Porto Santo Stefano), organizzata per
raccogliere fondi da destinare l'Associazione Tumori Toscana (ATT), che offre
assistenza domiciliare gratuita ai malati oncologici.
Nel 2020 vi partecipai in
solitaria, come test di preparazione della Manica, mentre Mon Général, vi
partecipò con una staffetta paralimpica (ne ho già scritto in questo blog: https://swimlosophy.blogspot.com/2020/08/
).
Per l’edizione 2025, invece, l’obiettivo è parteciparvi in staffetta per
dare visibilità all’associazione siciliana “Altea Salute Donna” che offre
visite ed ecografie gratuite, con l’obiettivo di sensibilizzare le donne
sull'importanza della prevenzione nella lotta contro il tumore al seno.
Detto, fatto. In meno di 48 ore iscriviamo
la “Staffetta Altea”, alla “Da Porto a Porto” e l’organizzazione ci assegna i seguenti
numeri di gara: Cristina, 311; Monica C., 312; Sabrina, 313 [¡ehi! come la
mitica 313 di Paperino!]; Giulia, 314; Irene, 315 e Monica M., 316.
I dettagli del piano sono tanto
semplici quanto audaci: andiamo-nuotiamo-torniamo, senza pernottamento a Santo
Stefano. Nel 2020, difatti, l'unico appartamento disponibile, scovato a fatica,
malandato e a prezzo salato (più del mare), si affacciava direttamente sulla
statale e nessuno aveva chiuso occhio.
Accantonata l’idea di svitarmi
gli occhi e abbandonato ogni proposito incendiario, opto per una pausa caffè. Santa
caffeina rivivifica la mia vena oratoria e annuncio allo studio la lieta
novella della “Staffetta Altea”. Lo studio rilancia con entusiasmo ed offre una
sponsorizzazione per il kit della squadra (t-shirt, felpe cappellini e cuffie).
Cristina, a sua volta, trova altri due sponsor. La Staffetta Altea, viene così
munificamente sponsorizzata da Studio Legale Lexsential, Passaparola e
Boneswimmer e conia il motto: “Se lo affrontiamo insieme andrà di male in
meglio. Passaparola!”.
Arriva il giorno della partenza:
domenica 10 agosto ore 18:00, a Bareggio (MI), la 313 di Mon Général, con a
bordo Monica M. e me medesima di pirsona pirsonalmente, viene stivata di
vettovaglie sufficienti per attraversare a nuoto tutto l’arcipelago toscano.
Alle ore 19:00, la 313 fa tappa a Binasco (PV) per caricare Irene. Alle 19:45,
all’Autogrill di Dorno (PV), la 313 carica anche Monica C., con ulteriori
vettovaglie, e baldanzosa si mette in moto per Porto Ercole (GR) a circa 400km
di distanza. Alle ore 20:05, la 313 segnala problemi al motore e a bordo cala
un silenzio denso di interrogativi. Alle 20:10 la 313 perigliosamente riesce ad
arrivare all’Autogrill di Castelnuovo Scrivia (AL) esala un ultimo rantolo e si
ferma.
Sotto l’implacabile pungolo di
nugoli di zanzare, freneticamente viene elaborato un piano alternativo: il
duetto delle Moniche, tramite il sottopasso (individuato dopo scrupolosa
perlustrazione dell’area), andrà nella corsia opposta e chiederà un passaggio
per Dorno così da recuperare la 313 di Monica C., ivi parcheggiata; il resto
della squadra cercherà di capire come e quando recuperare la 313 scassata.
Il piano ha successo:
l’assistenza conferma che il carro attrezzi arriverà quando saremo di ritorno;
il personale della stazione di servizio ci rassicura che preverrà eventuali
assalti di truppe vandale e, soprattutto, l’intrepido duetto ha trovato un
passaggio ed ha brillantemente recuperato l’altra auto.
Il “Livello di difficoltà 1”
della nostra staffetta è stato superato.
Il “Livello di difficoltà 2”
prevede di riuscire a stipare la [piccola] 313 di Monica C. ed arrivare a
destinazione. Dopo un lungo gioco ad incastro, di persone, cose e zanzare,
prendiamo posizione in auto assumendo ciascuna le più svariate posizioni di
yoga acrobatico.
- “Monica, quando vuoi chiedi il
cambio alla guida”.
- “Sì, certo!” – e vroom ingrana
la marcia, accende la radio e sino a destinazione non molla il volante.
Giulia, intanto, beatamente
ignara di tutto, ci invia i dettagli delle istruzioni sul parcheggio ricevute
durante il briefing che si è appena concluso e ci raccomanda di arrivare
puntuali al pontile De Angelis di Porto Ercole per la punzonatura delle ore
5:15.
Alle ore 2:00 dell’11 agosto
arriviamo a Santo Stefano e andiamo dritte al cimitero… come da istruzioni ricevute
per il parcheggio. Dopo vani tentativi di migliorare le nostre posizioni di
acroyoga, Irene ed io adocchiamo una panchina e lì ci sistemiamo. Irene si
imbozzola nel sacco a pelo di cui, saggiamente, è dotata. Io che, invece, sono
partita alla guascona, recupero un piccolo cuscino di seta previdentemente
infilato da Monica C. nel portabagagli e mi preparo a qualche ora di addiaccio,
ben lieta che le zanzare siano rimaste a banchettare all’Autogrill di
Castelnuovo.
Mon Général, prima di farsi rapire da Morfeo, abbassa
il finestrino:
- “Tieni e difenditi in caso di
aggressioni”, mi passa la stampella e istantaneamente chiude gli occhi.
Il duetto delle Moniche già dorme.
Anzi Monica C., per non perdere tempo è rimasta al posto di guida con le gambe
posizionate sopra al volante […ma come fa?]. Non mi resta che impugnare la
stampella, come se fosse la Durlindana di Orlando, pronta a dare piattonate ai
malintenzionati ed a difendere il giusto riposo delle mie compagne.
Alle ore 4:50 suona la sveglia,
alle ore 5:25 abbiamo già scaricato la 313 di tutte le borse e le vettovaglie,
messo il costume, spazzolato con gioia i datteri portati da Giulia
e fatta la punzonatura.
La Staffetta Altea è pronta.
La nostra barca è la “San
Giorgio” ed ha numero 31, i piloti sono Dario e Danilo: - “Oh, che fate con
tutta ‘sta roba?”, ci chiedono impensieriti mentre trasferiamo sulla barca borse,
borsoni, borsette, borse frigo, casse d’acqua e, infine, issiamo, con funzione
apotropaica, una medusa (di pezza) a sventolare sul mare.
Poi, alle ore 6:30, pronti,
partenza, via!
La prima frazione vede in acqua
Irene, seguita da Monica C., Cristina, Giulia, Monica M. e Sabrina. Il tutto a
rotazione di 20 minuti sino all’arrivo.
- “Oh, belline, non fò per dire,
ma … con questi tempi non s’arriva”, chiosa Danilo.
Secondo il regolamento della “Da Porto a Porto”, tutti i nuotatori entro le ore 14:30 devono arrivare a Porto Santo Stefano e, in ogni caso, chi non arriva entro le ore 14:00 a Punta Lividonia, deve essere ripescato.
- “Ci arriviamo, ci arriviamo”, rispondiamo –
spavalde - in coro, ma io principio a corrucciarmi. Divento taciturna, controllo
chi sta in mare, osservo le posizioni delle altre barche, guardo la mappa, mi
consulto con Monica M. che, cronometro alla mano, mi segnala i tempi. Poi
decido e comunico al gruppo:
- “Accorciamo i tempi delle
rotazioni. Facciamo 15 minuti a testa, a sparo”.
- “Nuotare a sparo è contrario
alla nostra religione”, mi fanno osservare le mie compagne.
Però funziona, miglioriamo i
tempi e superiamo altre barche. Il mare è piatto, scivoliamo via leggere e va
tutto per la migliore delle nuotate possibili, sino a quando …
- “Oh, belline attenzione, s’è
alzato un maestralino …”.
Mannaggia a lui, eccolo! Da nord-ovest
è arrivato il vento di Roma Magistra Mundi: il mare si increspa, la corrente ci
è contro, la Staffetta Altea annaspa e sbanda.
Esco dalla mia rotazione e sulla
barca hanno acceso la fiaccola l’anarchia: Monica M., s’è scofanata da sola
tutta la torta salata ed ora ha la nausea; Mon Général è stesa al sole tra le
braccia di Morfeo; il resto della crew ha assaltato la cambusa e sonnecchia
distratta e per finire veniamo pure arrembati dalla barca dei giudici gara:
- “Alle 14:00 queste le tirate
tutte fuori e andate al porto in barca”, gridano ai nostri piloti.
- “Maremma agra” – rispondono di
rimando – “Queste arrivano! Vi diciamo che arrivano”.
- “Mi raccomando, a sparo”, dico
ogni volta che metto in acqua una compagna.
- “Ma…”
- “Zitta e nuota … a sparo, segui
la barca, non t’allargare, vai verso le punte, ma non stare troppo sotto”, e
intanto penso: “A corpo morto, piuttosto le faccio arrivare tutte a corpo
morto, ma arriviamo. Maremma bonina, se arriviamo”.
Nel frattempo, Mon Général
sciolta dall’abbraccio di Morfeo, beata e riposata, chiede:
- “Quand’è il mio turno?”
- “Adesso, vai!”, e la lanciamo
in acqua.
I cambi delle rotazioni diventano
frenetici, dalla radio sentiamo avvisi di nuotatori che si sono ritirati, ma
noi siamo ancora in gara e ci giochiamo un testa a testa con un’altra
staffetta.
Arriviamo all’agognata Punta
Lividonia, a pelo poco prima delle 14:00. È fatta, a Porto Santo Stefano arriviamo
nuotando tutte insieme.
Obiettivo raggiunto, “Livello di
difficoltà 3” superato, ha inizio il cocente “Livello di difficoltà 4”.
- “Come andiamo a Porto Ercole a
recuperare la 313?”, chiede Monica C.
- “Facile,” - risponde Giulia – “passa
mio fratello a prenderci con la sua auto”.
Allora mi rilasso e mi piazzo
davanti al punto di ristoro dove con gaudio magno ho adocchiato una generosa
distribuzione di pezzi di anguria fresca che mi fa entrare in uno stato di
frenesia alimentare.
- “Giulia, ma quando arriva tuo
fratello?”, chiediamo in coro mentre il sole ci sta cucinando il cervello come
un uovo fritto.
- È uscito ora di casa”.
- “Ah bene”, penso satolla di
anguria e in pace con Dio e l’Umanità intera.
- “E dov’è la casa?”, chiediamo
sempre in coro.
“A Roma …”.
Maremma bonina, meno male che ci chiamano per la premiazione. L’organizzazione ci assegna un riconoscimento speciale, ci danno gli attestati e le medaglie. I giornalisti accendono le telecamere e chiedono a Cristina di rilasciare una dichiarazione. Davanti ai microfoni, per l’emozione, Mon Général si impapera (¡eh sì! è umana anche lei), poi torniamo ai nostri posti sotto il sole. Chiamiamo tutti i taxi della zona. Nulla, nessuno è disponibile [Maremma agra, addà venì Uber, addà venì!] e così ci rassegniamo all’attesa … tanto finché c’è anguria c’è speranza (almeno per me).
Alle ore 19:30, lasciata Giulia
che torna a Roma con suo fratello, recuperata e ri-stivata in qualche modo la
313, riprese le nostre posizioni da yogin, ci mettiamo pensosamente in viaggio
verso il “Livello di difficoltà 5”.
- “Monica, questa volta alla
guida facciamo a turno”.
- “Sì, certo!”.
- “Monica! Monica, ci hai
sentite?”.
Nessuna risposta. Monica C., ha
ingranato la marcia, riacceso la radio e pigiato il piede sull’acceleratore. Frattanto mi appunto mentalmente il nome della
radio, che a loop manda in onda una canzonetta che fa “papapaparapapapa” [Maremma
agra, siamo la patria di Dante e manco sanno scrivere poche battute di testo] e
mi riprometto che, se rinasco terrorista gli vado a mettere il tritolo sotto il
ripetitore.
Alle 23:30 siamo all’Autogrill di
Castelnuovo Scrivia. Con Monica M. e Cristina, attraversiamo il sottopasso, ritroviamo
la 313 scassata dove l’avevamo lasciata e senza segni di effrazioni vandaliche.
Cristina, speranzosa, prova a metterla in moto: la 313 fa due piccoli sobbalzi,
esala un altro rantolo e si ferma. Nell’attesa del carro attrezzi rendiamo
felici nugoli di zanzare.
Anche il “Livello di difficoltà 5” è stato
superato e alle ore 24:30 del 12 agosto siamo a casa di Monica C., pronte per
affrontare il prossimo livello.
Il “Livello di difficoltà 6”,
prevede l’entrata in scena, salvifica, di Marco, alias il Signor Gatto, che
lasciata nottetempo la metropoli tentacolare di Busto Arsizio, ci fa da
tassista riaccompagnando a casa Irene e facendo poi rotta verso Bareggio, dove
Monica M. recupera la sua auto e mi riaccompagna a casa. Alle ore 2:00, varco
la soglia di casa e svengo a letto.
Rimane solo il “Livello di
difficoltà 7”, l’ultimo, il più temibile.
12 agosto, alle ore 5:00, Monica
C. si alza e, stoicamente, va al lavoro. Alle ore 9:00, Cristina inizia a
battagliare con l’assistenza delle 313 scassate per trovare un’officina, senza che
la squadra debba trasformarsi nella Banda Bassotti per svuotare il deposito di
Paperon de’ Paperoni. Alle ore 11:00 esco di casa, con destino finale Bassano
del Grappa. Alle ore 12:00, anche Monica M. raggiunge, mestamente, il suo posto
lavoro.
Epilogo 1
Alle ore 18:03, dopo un viaggio Flixbus di quasi 4 ore, una lunga attesa nella spianata di asfalto della Stazione Autobus di Vicenza, un viaggio di un’altra ora su un bus privo di climatizzazione [e un rischio di incendio del telefonino], un chilometro a piedi, zaino in spalla, sotto il sole ancora cocente, suono il campanello di casa del siòr Peron solo per scoprire che il citofono è rotto. Allora chiamo al telefono, ma è staccato. Maremma agra, mi tocca scavalcare il cancello. Quando sono in cima, schiere festanti di zanzare mi danno il benvenuto e alle mie spalle sento una voce nota che chiede:
- “Cossa xeto ‘drio fare?”.
- “…..??#@$%&!!”
- “Vàrda che no the ghe più l’età
per fare ‘ste robe!”.
- “Lo sé lo sé, comunque sono
arrivata”.
- “Benòn, i ronzini ‘riva
sempre”.
- “Sì, noi ronzini arriviamo
sempre. Auguri papà!”.
Epilogo 2 (dalla chat di
gruppo)
Irene: “Ho smarrino gli occhialini
nuovi”.
Sabrina: “Io il cappellino”.
Giulia: “Qualcuno ha trovato il
mio asciugamano?”.
Monica C.: “Non riesco a far quadrare
i conti su Splitwise!”.
Monica M.: Allegria! Tutti i
livelli di difficoltà sono stati superati. Game Over!
Cristina: “In 30 ore ho superato
così tanti livelli di difficoltà che mi sento ubriaca”.
***
Per resoconti più veritieri dell’evento:
https://www.vrsicilia.it/da-porto-a-porto-presente-anche-la-sicilia-con-altea/