I giorni non
passano. Si raggiungono.
Il tempo non vola.
Nuota
(Andrea G.
Pinketts)
Pink positive because nothing great is easy,
ovvero cronaca semiseria della mia traversata della Manica
1) Qualche dato
Slot: 2 – 8 settembre
2020
Date: 6 settembre 2020:
traversata a nuoto della Manica.
Departure: Dover – under Abbot’s Cliff beach (UK) h.
01:16
Destination: Le Petit Blanc Nez (France) h. 16:02
Water temperature: 18° degree (more or less)
Boat: Optimist
Pilot: Paul Foreman / Co-pilot: Jason Parrott
Crew: Thomas W. Kofler
Observer: Tony Kenyon
Feed: every 30
min. (hot-hot water + maltodestrine)
Swim Time: 14 h & 46 min.
Music: Beethoven, Bagatelle in A Minor (interpreted by
A. Brendel)
Books: Philip Hoare, The Leviathan, or the whale;
Boris Banchieri, La traversata
Motto: Pink
positive because nothing great is easy.
2)
La preparazione dello zaino
Lista di “cose” da
mettere nello “zaino”, per poter attraversare la Manica (a nuoto), raccolte –
in cerca di ispirazione - qua e là nella rete (per lo più saccheggio testi di
Lewis Pugh e Philip Hoare):
1. Find the best coach in town (that also should be
able to suit your personality and most importantly, believes in you):
OK! Ce l’ho! E’ Paolo Felotti, del Gonzaga Sport Club di
Milano.
2.
Find the best Marathon Swimming Mentor in your country: OK! Ce l’ho! E’ Thomas W. Kofler.
3.
Secure the most experienced pilot (you don’t want to do one extra kilometre): oh yeah… ho pure questo! E’
Paul Foreman, un ottimo pilota della Channel Swimming & Piloting Federation
- CS&PF (www.cspf.co.uk).
4.
Find the best crew: Evvai ce l’ho! E’ sempre Thomas W.
Kofler. Crew ridotta all’essenziale: unico ma buono, anzi eccellente!
5.
Working
hard:
ahi qui finisce la serie vincente: nell’anno domini 2020, con una pandemia
dilagante nell’intero pianeta, la parola d’ordine è: Fermo! Dove vai? Nessun esca! Working hard…impossible!
6.
Train in miserable conditions (the difference will be a tremendous relief on the day): uh oh… in miserable conditions mi ci trovo io e
senza bisogno di niun train.
7.
Do the mileage (the sea finds out
quickly if you’ve not done enough training): annamo bene, annamo…ma quale milage
è possibile nuotare in quarantena. Al
più passeggio su e giù per il corridoio come una tigre in gabbia;
8.
Become friends with the cold (at
the peak of summer the water can be 18°C, but that will feel icy after 10 hours) ccà cettu! Sai dove le trovo le acque fredde in Italia a giugno
quando, cautamente e lentamente si allenta la morsa della quarantena.
Vabbè tanto causa pandemia
verrà annullata. Stai serena, mi dico, con il mio solito ottimismo …infondato.
Sto serena, finché non
chiama Thomas:
- “Come pensi di fare la 6 hours qualification swim?”
- “Aiuto, penso, ma è
serio?”
- “C’è la quarantena”,
replico come una scolaretta in cerca di giustificazione.
- “Finirà”, risponde
Thomas inesorabile, “dobbiamo cercare delle acque dove TU nuoterai 6 ore a MENO
16 gradi”.
- “Non abbiamo l’observer”, dico ancora con un filo di
speranza.
- “Nema problema. Posso farlo io, ho informato la CS&PF ed ho già
scaricato i moduli”.
E allora eh oh let’s go! Attendiamo pazientemente
la fine della quarantena (almeno inter-regionale), scartiamo il mare che ai
primi di giugno ha già temperature intorno ai 16 gradi e ci mettiamo alla
ricerca affannosa di un lago. Dopo aver consultato vari amici e richiesto
informazioni ad alcune agenzie turistiche tra il Veneto e il Trentino. Arriva
finalmente la dritta giusta: il lago di Molveno. Temperatura 14 gradi. Thomas
per sicurezza verifica di pirsona pirsonalmente
(come direbbe l’appuntato Catarella), poi mi chiama:
- “Sabato 13 giugno si fa
la 6 hours, preparati”.
Cioè: sono poco più di 24
ore di tempo e un paio di settimane (scarse) di ripresa degli allenamenti.
Cioè: è subbitissamenti
subbito! D’uggenza uggentevoli e senza impiddimenti che tenga (come sottolineerebbe l’appuntato Catarella)
E così, subbitissamenti
subbito, accantono i motti in inglese e preparo d’uggenza
uggentevoli lo zaino riempiendolo di maltodestrine, cuffia, costume e occhialini.
Più vaselina e arnica e dosi massicce di ottimismo (più o meno …infondato).
Alle ore 10 di mattina
del 13 giugno mi calo nel lago di Molveno e stoicamente nuoto per 6 ore e due
minuti. Esco trasmutata in baccalà, ma Thomas è soddisfatto e invia subito il
suo observer report alla CS&PF che in un paio di giorni approva la
mia “6 hours”. Resta ora di capire se
riapriranno le frontiere Italia / UK ed attendere la conferma da parte del
pilota per il mio slot fissato dal 2 all’8 settembre. Conferma che arriva il 4
di agosto.
Don’t
panic, mi dico, e riprendo a mettere “cose” nello zaino,
come ad esempio:
-
Un bel po’ di Quiet Hard Work
-
Tentativi
di Happy Attitude
-
Una
costante Relentless Discipline
-
Una lucidata al mio Unselfish Spirit
E ancora…Dream
big / Stay positive / Stay focused / Stay strong …a go go.
E poi - a sorpresa – zac!
A riprova che il mio
ottimismo ha natura infondata, nello zaino entra anche lei: l’otite. Che mi
scartavetra l’orecchio e mi costringe all’asciutto per una decina di giorni. Sperando
che non arrivino pure le cavallette (“Let
perseverance be your engine and hope your fuel”), attendo paziente che
(quasi) passi e subito dopo riprendo gli allenamenti, ma - come volevasi
dimostrare (chioserebbe il mio ottorino) - riprende pure l’otite. Ahimè, del
resto che cos'è l'ottimismo se non la “smania di sostenere che sì tutto va
bene quando si sta male”.
Mi arrendo e nello zaino
decido di mettere tutto quello che ho, ossia:
-
per la parte della mia anima siciliana, la
corda pazza e visionaria;
-
per la parte della mia anima veneta, il
passo ostinato e sicuro di un mulo alpino sul crinale dell’Altopiano d’Asiago
durante la guerra del ’15/’18;
-
per la parte della mia anima meneghina, un
paio di jeans rosa a zampa d’elefante. Del resto Milano è sempre stata la
capitale della moda e, quindi, “Pink
positive”, perché, come disse Captain Mattew Webb: “Nothing great is easy”.
3) Finalmente Dover!
A Dover ci accoglie una
bella sventagliata di tempo variabile, più delle mie paturnie. Mi ricopro con tre
strati di felpe diverse (chiedendomi perché non ne ho portato una quarta più
pesante), berretto di lana e sciarpa.
Thomas, in maglietta,
pantaloncini e sandali, mi osserva con occhio critico e spietato:
- “Bimba, così non va
bene, togliti subito tutta quella roba, TU tra qualche giorno vai a nuotare la
Manica, non vai a fare una spedizione in montagna”.
Sospiro e tolgo una felpa. Thomas non si
muove.
- “Ho capito, ho capito,
dico in fretta”.
E così in maglietta e
sacramentando contro il meteo inglese (“Oh!
Nice weather isn’t it?”, era uno
degli argomenti di conversazione che insegnavano a scuola … “Sìssì nice weather, nice weather”,
borbotto, tra me e me), seguo Thomas che a passo di marcia mi conduce alla
mitica Dover Harbour Swimmer’s Beach per il primo test.
In spiaggia troviamo un
gruppetto di nuotatori, ovviamente Thomas se non li conosce tutti poco ci
manca, e così mentre lui è impegnato a raccogliere informazioni e consigli
utili, io rassegnata al peggio, entro in acqua.
Mi aspetto chissà che gelo
e invece…sto bene e azzardo perfino a sentirmi felice. Inoltre uscita dall’acqua, avrò anche l’ebbrezza di
ritrovarmi con la famoserrima & ambiterrima bay beard.
Cioè con l’ebbrezza di
ritrovarmi con la faccia ricoperta di uno strato di nerume immondo.
- “Ma allora ha ragione
Obelix: Sono Pazzi Questi Britanni!”
- “Ehi”, mi risponde di rimando
Thomas, ispirato dalla musa di Voltaire, “questa volta dovrai rinunciare al tuo optimisme sans
fondement,
perché vedrai che sarà il tuo pessimismo ad essere infondato”.
Poi davanti al busto di
Captain Webb che troneggia sul lungomare, mi spiega:
- “Da lui tutto è
cominciato, quando per primo, nel 1875, traversò la Manica a nuoto e da allora per
attraversarla si seguono le regole da lui fissate.”
Le regole me le rispiega
qualche giorno dopo anche il pilota Paul Foreman, mentre siamo in ricognizione
sulla sua barca Optimist (e io penso: “ma questo ottimismo sarà fondato o
infondato?”).
Si tratta di regole
scarne, chiare e senza possibilità di disquisizioni, deroghe, né interpretazioni:
1)
si nuota come se stessi entrando in
piscina (ma… stai entrando nella Manica);
2)
potrai usare tappi per le orecchie (ffiuuu
forse così mi salvo dall’otite) e spalmarti il corpo con vaselina e/o lanolina;
3)
il segnale di partenza verrà dato solo
quando avrai messo i piedi all’asciutto e lo stesso sarà per il segnale della
fine (Clear the water! Clear the water!)
4)
non toccare e non appoggiarti alla barca
quando ti passano i rifornimenti (e in ogni caso ricordati: “It’s a feed, not a rest!”).
E last but not least:
preoccupati solo di tenere il tuo ritmo, che noi faremo la direzione, ma non
allontanarti mai dalla barca perché non verremo a prenderti.
Per il resto…swim
strong, swim straight, swim true.
- “E riposati”, aggiunge
Thomas, ogni volta che mi vede tornare da lunghe camminate randagie sui
sentieri delle White Cliffs of Dover, mentre attendo che Paul ci chiami per
avvisarci del giorno buono per la traversata (Have patience – don’t get frustrated
and pick the wrong day to cross. Timing is everything).
Telefonata che arriverà
sabato 5 settembre alle ore 9 del mattino:
- “Appointment
at Dover Marine at midnight and be ready to swim at 2 a.m.”.
4)
La traversata
A mezzanotte a Dover
Marine, ci sono parecchi altri nuotatori, chi per tentarla in solitaria chi in
staffetta. Sull’Optimist c’è una crew ridotta allo stretto necessario:
il pilota Paul Foreman; il co-pilota Jason Parrott; l’observer della CS&PF,
Tony Kenyon e, ovviamente, Thomas.
Siamo in spring
tide,
con una temperatura dell’aria intorno ai 14 gradi e quella dell’acqua intorno
ai 17,9. E dimenticavo: mare mosso.
Per disposizioni
sicurezza anti-covid, non posso cambiarmi in cabina, fuori tira vento e la
barca è un’altalena. Non riesco a stare in piedi e neppure seduta. Mi sdraio ed
inizio la svestizione. Per prima cosa metto cuffia e occhialini. Ma ho
dimenticato i tappi per le orecchie. Cerco i tappi mentre rotolo qua e là.
Thomas cerca di tenermi ferma. Ecco sistemati i tappi, tocca al mix di
lanolina-arnica-canfora che ho fatto preparare in via sperimentale da un farmacista
(mio ex allievo della Scuola di Cinema & nuotatore). Ma sono così agitata
che inizio a spalmarlo sulle gambe senza togliermi i pantaloni.
Mentre nella notte
inglese si diffonde un penetrante profumo di canfora, Thomas, laconico, osserva:
- “Bimba, i pantaloni,
dovresti toglierli. Comunque, sei la nuotatrice più profumata della Manica.”
Constatato che Thomas – as usual – ha ragione, tolgo i pantaloni che così si
impiastricciano per bene, poi tolgo la prima felpa. Mentre tergiverso con la
seconda felpa, arriva Paul e grida:
- “Go, go, go!”
- “Go?!? Ma, ma come go? Ma,
ma sono già le 2?”
- “Go, go, go!”
Finisco di spogliarmi (ma
non di spalmarmi di lanolina e poi ne subirò le conseguenze) e cerco di
mettermi in piedi. Sbando pericolosamente, penso che davvero non ne posso più
di stare in barca e in qualche modo raggiungo la scaletta.
In incerto equilibrio sui
pioli della scaletta ascolto le ultime indicazioni: nuota fino alla spiaggia
seguendo il fascio di luce; esci dall’acqua, metti i piedi all’asciutto (Clear the water! Clear the water!) e
quando sei pronta alza le mani, a quel punto sentirai il segnale della partenza.
Alzo gli occhi e
intravedo il biancore delle Abbot’s Cliffs, mi tuffo e nuoto fino alla
spiaggia: ecco sono arrivata, faccio per alzarmi, eh no, non tocco, nuoto
ancora, cerco di alzarmi e l’onda mi ributta indietro, riprovo, ecco sono fuori
dall’acqua, i piedi all’asciutto (Clear
the water! Clear the water!).
Sistemo
gli occhialini, alzo la mano, dalla barca arriva il segnale. Mi scrollo di
dosso tutti i dubbi (When you swim from England to France, leave all
your doubts on the beach in England), rientro in acqua
seguendo il fascio di luce ed affianco l’Optimist, tenendolo alla mia sinistra.
Sono le ore 1:16 del 6
settembre 2020 e l’avventura è iniziata. E’ iniziata in una lavatrice, che mi
frulla via. Le onde mi sbatacchiano qua e là, come se fossi Pinocchio (“A squall passed through at 18kts causing the
sea to become quite rough for a while”, annota Tony). La luce, al centro
della barca, mi acceca. Allora cerco di stare un po’ dietro. Ma finisco un po’ troppo
indietro e respiro i fumi del motore. Provo, dunque, a collocarmi verso la
prua. Va un po’ meglio, ma dura poco. Ed è un continuo aggiustare; non troppo avanti,
non troppo indietro, non troppo al centro, non troppo lontana, non troppo
vicina. Insomma, come scriverebbe Manzoni: Sabri, adelante con juicio. Adelante
ma non ti allontanare. Adelante, ma
non finire sotto la barca. Adelante,
Adelante ed ecco che mi vedo pendolare davanti la borraccia lanciata da Thomas,
con incredibile precisione: 150 ml. d’acqua calda, zucchero limone &
maltodestrine. Mix già
collaudato a Molveno, perchè: eat what works for you. Make sure you’ve tried it
out many times before. You don’t want a nasty surprise on the day.
La prima mezz’ora che mi
pareva infinita è passata. Il rifornimento è tiepido. Un sorso veloce e
riprendo a nuotare (It’s a feed, not a rest!,
mi riecheggia l’avvertimento di Paul prima della partenza).
Stay focused, stay focused. Mi dico. Ma non ci riesco. Mentre causa
freddo sto tenendo le mascelle così serrate che mi fanno male, mi prende un desiderio
assurdo di essere al caldo sotto le coperte e dormire e dormire.
Anche il secondo
rifornimento è tiepido ed entro in crisi. “Basta, voglio uscire”, penso, mentre un’accozzaglia
di luoghi comuni, mi si affolla nella testa: You can be comfortable or courageous, but you can’t be both”; “Swimming, at its most basic level is an act
of perseverance”. E, soprattutto: “It
is a cruel sport with random acts of shit”. Ed infine, “it’s your personal journey”.
- “Ecco!”, enuncia la mia
anima veneta, “Viagiar descanta, ma se te
parti mona te torni mona!
- “Eh no, ciò! Mona no!”, le rispondo.
Trovata, dunque, la Ragion Sufficiente per continuare a nuotare (“There will always be dozens of
reasons to quit. Think of just ONE reason to keep on going, it will make all
the difference”) … toca
continuar a noar!
Al rifornimento
successivo, cercando di disigillare le mascelle, grido:
- “Bollente. Il prossimo
rifornimento boOollente. Sto congelandoOOoooooooo”.
Thomas, mi fa segno di
aver capito e riprendo a nuotare, cercando di aumentare il ritmo. Il feed
successivo è caldo e mi fa subito sentire meglio. Ma sento anche che ancora non
mi basta.
- “Più caldoOooo. Il
prossimo più caldoooOOO”, grido nella notte.
Sono le 4:22 e Tony annota che sto nuotando con un good steady rhythm, mentre the
breeze is dropping and the water is still 18°. Del
resto, secondo Philip Hoare, a quest’ora (più o meno) the sea is a state of grace, anche se io mi sento più in a state
of disgrace.
Finalmente arriva il
rifornimento bollente, tanto invocato. Talmente rovente che mi ustiono l’ugola.
Ma va bene così. Alzo il pollice, per risparmiare fiato, do un’occhiata alla
luna (“a clear sky with a 2/3rd moon
shining down with a bright star very close by” - annota Tony alle ore 4:50)
e riprendo a nuotare. La
notte va schiarendo: the first signs of
the impending dawn as the sky starts to lighten in the East - day break beckons
(Observer at 5:00).
Quando arriverà l’alba,
andrà tutto meglio. Ci sarà la luce e forse anche il mare si calmerà (spero).
Alle 5:20, il mare non si
è calmato, ma la luce è arrivata (Dawn
begins to break on the horizon – Observer note) e si scorge la Francia.
Cerco di non cedere alla tentazione di guardarla, altrimenti mi apparirebbe
troppo lontana (e non devo guardare verso l’Inghilterra per ragioni
simmetricamente opposte). Il sole disvela anche “a large number of vessels heading down the shipping lane towards
Atlantic. Optimist is part of a flotilla of 12 small boats shepherding their swimmers towards France (Observer at 6:45).
Finalmente il mare pare
che si sia un po’ calmato. Mi rilasso, divago e un’onda mi acciuffa a
tradimento: faccio una bevuta omerica. Non respiro più. Procedo a rana,
tossisco, boccheggio. Dall’Optimist mi scrutano preoccupati (Sabrina looking a bit weary – Observer at
7:20) e mi chiedono se va tutto bene.
Ok, Ok, segnalo e
riprendo a nuotare. Cerco di essere più vigile. Ma il mare è più lesto. Un’altra
onda mi spinge di lato e quasi mi rovescia. Controbilancio e vinco io. “Stay focused – Stay focused. No sta far monate! – Stay focused”. Diventa un mantra.
Dalla barca non mi
perdono mai di vista e mi fanno segnali di incoraggiamento. E mentre guido
l’Optimist nella “Separation Zone”
(h. 7:38), con le mani quasi, quasi acchiappo dei pesci. Infatti, sto nuotando
in un banco di pesci, sono quasi invisibili, l’acqua ha un colore verde chiaro
e loro mi sembrano trasparenti. Ce ne sono così tanti che Paul prende la canna
da pesca e getta l’amo: ma il pesce che alla fine abboccherà, sarà più lesto
della sua presa e riguadagnerà la sua libertà (nonché la vita).
Alle 8:34, anche la Separation Zone è stata superata ed
entriamo nella NE Shipping Lane. Paul
avvisa le autorità francesi e Thomas mi passa il solito feed bollente insieme al saluto di vari amici che sul sito della
CS&PF stanno seguendo il track: Paolo e Enzo salutano, Erich ha
chiamato preoccupato chiedendo delucidazioni per la rotta a zig-zag, Laura l’ha
tempestato di messaggi, e io per l’allegrezza mi verso il feed bollente direttamente nel naso. Poi arriva Paul a rompere (giustamente)
l’idillio:
- “Go, go, it’s a feed, not a rest!”
…e riprendo a nuotare di
buona lena, in un vento che proviene da SSW con una velocità di 8 nodi e poi
sale a 15.2, una temperatura aria di 18.3°C e del mare di 16°C (Observer
notes at 9:15 e 10.15).
Alle 12:42 anche la Shipping Lane è alle mie spalle e - a
onor del vero - pure sopra (per la fatica) e ho finanche l’impressione che le
gambe siano lì, lì per staccarsi all’altezza delle anche (cloc, cloc, come quelle
delle bambole) per continuare a battere ininterrottamente per conto loro a
zonzo per la Manica.
Nel frattempo Tony annota entusiasta: A major milestone is reached; we leave the
shipping lane and enter the French Inshore Waters: The Last Leg of this epic
swim. Sabrina increases
her efforts.
In effetti sto cercando
di aumentare il ritmo, anche perché sono stufa di sentirmi sciacquettare
ininterrottamente la nuca dalle onde e poi, grazie al continuo sfregamento, le
ascelle stanno andando a fuoco.
- “Miihhhh la lanolina!
Non hai messo la lanolina!”, mi ricorda la mia anima sicula.
- “Ti si monaaaaaaa”, le
fa eco quella veneta.
- “L’è nient, l’è nient, stá sü de doss”, si
sente in dovere di intervenire la parte meneghina.
Intanto dall’Optimist
arriva una richiesta:
- “You should push and give all you have, Sabri”, e sull’Optimist
tutti (ma proprio tutti) mi fissano impensieriti in attesa di risposta:
- “Ok… per quanto?”
- “20 minuti, anzi no,
fai 30”, dice Thomas.
- “Ok, replico, “fatemi
finire tutto il feed” (tanto ustionante, quanto corroborante).
E mentre riprendo a
nuotare, mettendocela tutta (push, push
push. Il coach direbbe
“pigiaaaaa, Sabriii, pigiaaaaa!!!”) alle 15:12 a poppa arrivano anche le focene a darmi un’occhiata: porpoises off
the stern come to have a quick look at Sabrina as she scythes through the waves
in 19° C water.
Alla fine dei trenta
minuti ho il cuore in gola, ma sono riuscita a rompere la corrente che
rispingeva indietro ed ho guadagnato la protezione di Capo Le Gris Nez. Sull’Optimist
intanto concordano che Thomas nuoterà al mio fianco l’ultimo tratto per
indicarmi dove approdare & fight off
any enthusiastic Covid-19 Frenchmen!
E così mentre Thomas si prepara alla pugna,
alle 15:41 arriva anche il welcoming
committee formato da una delegazione di foche e gabbiani.
Alle 15:55 Thomas mi si
affianca, mi fa segno dove devo arrivare: è una piccola spiaggia,
fortunatamente priva di enthusiastic
Covid-19 Frenchmen, piena di larghi sassi chiari e sovrastata da bianche
scogliere. Ecco, ci sono, tocco, mi alzo in piedi, ma le ginocchia mi
tradiscono e cedono, cado, arriva un’onda, rotolo, cerco di rialzarmi e
scivolo. Thomas alle mie spalle grida: Lì, lì vai lì, tocca. Mentre, io penso solo: clear the water, clear the water, no sta far monate! Finalmente, non so
come, mi trovo in piedi su un grosso sasso asciutto alzo le braccia e alle
16:02, dall’Optimist giunge il segnale che la traversata dopo 14 ore e 46
minuti è stata finalmente completata.
Posso rientrare in mare e
nuotare sino all’Optimist che attende a distanza di sicurezza. Salita a bordo Paul, mi dice:
- “Congrats,
Sabrina, you never ever complained, well done!”
Finalmente all’asciutto,
mi infilo i pantaloni impiastricciati per bene di lanolina, mi ricopro di tre
strati di felpe e rifiuto di entrare in cabina, perché voglio vederla tutta e
per bene questa Manica che ho attraversato a nuoto. E così sventagliata dal
vento, con l’Optimist sulla rotta di ritorno (impiegherà circa tre ore per
rientrare a Dover), guardo il mare, il tramonto e la Francia che si fa di nuovo
lontana e penso che sì, sono felice. Perché, sempre face à la mer, le
bonheur est une idée simple. Toujour simple.
1) Il ritorno
Le 48 ore successive al 6
settembre sono su un ottovolante di emozioni ed avvenimenti: per prima cosa
anticipiamo il volo di ritorno all’8 settembre. Poi andiamo al Pub Les Fleurs
per la firma: è tradizione che dopo aver completato la traversata si vada lì ad
apporre la propria firma sul muro. La mia risulta uno
scarabocchio incomprensibile che getta nella costernazione il proprietario del
pub.
Nel frattempo il tam-tam
di amici e post sui social della mia squadra ha destato l’attenzione della
stampa. Mentre siamo in attesa del volo di ritorno all’aeroporto di Heathrow
(così vuoto da sembrare spettrale), per prima chiama Paola Pollo de Il
Corriere della Sera, che brucia tutti sul tempo e fa uscire un’intervista.
Rilanciata subito dal Sindaco Beppe Sala con un post (inaspettato) di
congratulazioni su Facebook e Twitter. Da lì sarà un susseguirsi di messaggi e
telefonate, con risposte (mie) più o meno a casaccio:
- “Sabri, ma quando arrivate?”
- “Cristina, non lo so, forse
domani, forse dopodomani, forse non torniamo affatto”.
- “Sabri, dove atterrate? A che ora?”
- “Cristina! No lo sé, no
lo sé!!”
- “Sabri mi mandi delle
foto?”
- “Sì, Cristina, sì, poi,
poi … poi te le mando…”
E così, l’infaticabile
Cristina De Tullio, constatata l’assoluta inconcludenza di ogni tentativo di
conversazione con me di pirsona pirsonalmente, chiede aiuto a Thomas, il
quale - con precisione teutonica - comunica aeroporto, compagnia aerea, numero
volo, orario d’arrivo; ed invia, prontamente, tutte le fotografie richieste.
Atterrati la sera a
Linate, io con l’umore sotto i tacchi all’idea che la grande avventura sia
oramai finita e Thomas, silenzioso e indecifrabile da sotto la mascherina …ta,
da…sorpresa!
Trovo ad attendermi,
entusiasticamente radunato da Cristina, un welcoming
committee. Senza foche e gabbiani questa volta, ma con il coach
(emozionato) e tanti amici festanti che mi appendono al collo una gigantesca,
special-biscuit-medal, agitano il tricolore, e reggono uno striscione di un
paio di metri, con le foto della traversata e la scritta: Welcome back Sabrina!
La 6 hours qualification swim
è una condizione essenziale per poter nuotare la Manica: consiste nel nuotare
minimo 6 ore, in una qualsiasi località (mare o lago) che abbia una temperatura
dell’acqua inferiore i 16 gradi. Il tutto certificato da un observer riconosciuto dalla CS&PF.
L. Pugh, Tip n. 15: Swim at
a comfortable and consistent pace. Plodders get to France. Sprinters don’t.