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domenica 16 marzo 2025

Fuori linea #16 - A Malamocco! A Malamocco!

 


Era una fredda sera di gennaio e fu l’ultima volta che si incontrarono per un caffè veloce al bar della stazione.

Lui era appena arrivato e già ripartiva. Lei invece restava, ma disse che sarebbe partita, a breve. Lo disse per darsi importanza e per il dispetto che sentiva per tutte quelle sue partenze.

E poi fu la solita effervescenza felice. Una girandola di parole, racconti iniziati e non finiti e già incalzati da altre parole più urgenti da dire ma che non venivano dette e il treno in partenza e allora un abbraccio di fretta e il solito saluto:

-        Malamocco! La prossima volta andremo a Malamocco, vedrai.

Lei rispondeva sognate e allegra:

-        Sì, sì a Malamocco.

Perché sicuramente Malamocco, dove non erano mai stati e dove insieme non sarebbero andati mai, nascondeva in qualche sua calle misteriosa la chiave della felicità. O quantomeno della loro felicità.

Perché a Malamocco, avrebbero zigzagato per le strade come anguille. Sempre a Malamocco, per un bagno catartico si sarebbero immersi in una nebbia spessa dalla quale si può riemergere solo dentro una qualche osteria, dove tra giri e giri di ombre, rosse e bianche, avrebbero smarrito sé stessi fino a chiedersi stupiti:

 - Ma chi xé che ti xì ti? E chi xè che son mi? Ma xèmo brava zente?

E, ancora, a Malamocco, avrebbero ciàcolato con poeti flâneurs e avventurieri perditempo, insieme ai quali avrebbero fumato sigari cubani e dissipato denari al giuoco delle carte.   

A Malamocco, poi, avrebbero ascoltato il canto dell’angelo della finestra d’oriente e sempre lì, si lì a Malamocco!, Bocca Dorata gli avrebbe indovinato la fortuna nei fondi di un caffè amaro come la vita.

Per tutto questo, e altro ancora di cui qui non si può dire, Malamocco per loro sarebbe rimasta una promessa non mantenuta, ma sempre rinnovata.