Translate

sabato 20 gennaio 2018

48 International Sabac Swim Maraton

48 International Sabac Swim Maraton  - 6 agosto 2017 (Serbia).
Cronachetta








Cronachetta

1) Premessa 
La Sabac Swim Maraton si tiene in Serbia e si snoda lungo un percorso di 19 km nel fiume Sabac (o, italianizzato, Sava) in un percorso che congiunge la città di Jarak con quella di Sabac.
La maratona, detta anche Maratona della Pace, è organizzata dall'infaticabile Vojislav Micijc (http://openwaterpedia.com/index.php?title=Vojislav_Mijic), per ricordare una strage nazista che avvenne in quei luoghi.
La maratona, caso più unico che raro, non solo non ha costi di iscrizione, ma offre ai partecipanti due notti in hotel più i pasti. Durante la gara ciascun partecipante ha una barca che l'assiste, con a bordo il giudice di gara.
Infine per i primi tre vincitori assoluti maschi e femmine è previsto un premio in denaro (http://openwaterswimming.eu/node/13972).


All'edizione 2017 si sono presenti 18 nuotatori di cui 4 italiani. Partecipazione femminile pari a quella maschile. Nuotatori per lo più sotto i 20 anni, con due giovanissimi (nonché fortissimi) ragazzini di 12 e 14 anni.
Temperatura esterna 40 gradi - Temperatura acqua 30 gradi

Vojislav Micijc

2) Gli amici
La maratona mi è stata consigliata dalla mia casa amica Nadia Ben Bahtane (http://openwaterpedia.com/index.php?title=Nadia_Ben_Bahtane) che me ne parla in termini così entusiasti che alla fine mi convinco.

Poi, a mia volta, trasmetto l'entusiasmo al mio amico Davide Balsamo di Trapani, che si risolverà anche lui a partecipare.

All'arrivo all'aeroporto Tesla di Belgrado, vengo presa in consegna dal mio amico Srdjan T., che - con una pazienza degna di miglior causa - si presterà a fare da autista, traduttore, factotum, assistente e guida turistica.



3) Il torpedone 

Arrivo a Sabac, il 5 agosto puntualissimi alle ore 13, per il briefing, che non si terrà mai.
Invece ci sarà un continuo saliscendi dal torpedone messo a disposizione dall'organizzazione che, al ritmo di musiche balcaniche, in una giornata di caldo asfissiante (40 gradi), ci scarrozza fino a sera qua e là ad ascoltare discorsi di benvenuto tanto solenni quanto (per noi) incomprensibili (malgrado i tentativi di traduzione di Srjdan), a mangiare portate pantagrueliche di goulash fumanti (con tanti saluti alla dieta pre-gara) ed a feste cittadine organizzate in nostro onore.
A fine giornata sono stravolta e vedendo il mio stato Davide mi avvisa: "guarda Sabrij che questa è una gara a eliminazione, solo chi sopravvive oggi fa la gara domani".

Sabac: il pontile dell'arrivo



















4) Il pilota canterino

Se alla mia prima traversata dello stretto di Messina (correva l'anno 2009) ho trovato il pilota, che in preda all'entusiasmo in mezzo allo stretto si è messo a gridare : "Avvocatooooo forzaaaaa che questa la vinciamoooo" (e io a pensare: "ma tutte a me devono capitare? Ma cosa gli hanno raccontato?"),  qui ho trovato il pilota canterino.

6 Agosto 2017, alle 9 della mattina, dopo la visita medica di controllo, sul torpedone che ci porta al campo gara, in una giornata, se possibile, ancora più calda della precedente, il pilota della mia barca si siede vicino e me e, saputo che sono italiana anche lui in preda ad un entusiasmo irrefrenabile (ma perché poi?), per tutto il tempo mi canta nell'orecchio canzoni italiane degli anni '60.
Io penso che Davide ha ragione e che questa davvero è una gara a eliminazione, perché inizia a scoppiarmi la testa e dubito di riuscire ad arrivare viva al campo gara.



5) Il campo gara


Giunti finalmente al campo gara, ci accolgono con musiche e danze balcaniche (ma come fanno con questo caldo?). Le danze smettono, le musiche invece proseguono a tutto volume tra decine di vespe che ci ronzano intorno.
Mentre boccheggio cercando di mantenere la ragione nel riparo di un po' d'ombra, Davide finisce di firriare torno a torno e mi dice: "mihh Sabrij mi sentu pigghiatu ri turchi". 



















6) Tutte a me capitano

Alla partenza ci chiamano a uno a uno, ci allineiamo sotto il sole, le musiche continuano le vespe ronzano sempre più vorticosamente e io mi sto sciogliendo dentro il costumone.




La partenza


Poi improvvisamente la partenza, pronti via.
Ho la barca numero 1 con a bordo il pilota canterino, un giudice di gara, più il mio amico Srjdan che mi sta accompagnando in questa avventura facendomi da coach, assistenza, traduttore e tuttofare.
Non c'è praticamente corrente e l'acqua è caldissima. Mi sembra di cuocere come un tortellino, penso agli amici della Federazione Italiana Gelide Acque (Alberto S., Paolo C., Thomas W. K, Enzo Favoino) 
che nuotata orrorifica sarebbe stata per loro.

Il fiume mi si snoda davanti in una lunga striscia verde, lungo il verde degli alberi.
Intorno al 13° km il pilota canterino si accorge che sí ha portato la borsa frigo, ma s'è scordato di metterci l'acqua e così, nonostante le proteste di Srdjan, decide di lasciarmi andare mentre la barca si accosta sul lungo fiume a chiedere rifornimenti ai villeggianti, che rispondono generosamente caricandoli di bottiglie d'acqua e, soprattutto, di birra ghiacciata.


Nel frattempo Srdjan avvisa gli organizzatori che sto nuotando senza assistenza, i quali a loro volta avvisano le barche degli altri nuotatori di controllarmi.

E così inizia il calvario: chi mi fa segno di andare a sinistra, chi mi rimanda a destra, altri che mi ributtano a sinistra e io procedo a zig zag, cercando di non perdere il ritmo, l'ottimismo e, soprattutto, di seguire quel rivolo di corrente fredda che mi capita di trovare, chiedendomi cosa sarà successo alla mia barca. La quale, scoprirò all'arrivo, si era impantanata carica di birre e non riusciva più a ripartire.


Io, invece, a forza di zigzagare ho trovato la corrente e via accelero mentre il pilota canterino, che finalmente è riuscito a far ripartire la barca, mi insegue.

L'arrivo è esilarante sulla barca numero 1, il pilota canterino balla, canta e agita il sombrero, io finalmente tocco dopo 20 km e 4h08min dalla partenza, esco dall'acqua e poi corro più velocemente possibile su un pontile di ferro che mi ustiona i piedi da tanto è rovente.
L'arrivo col pilota canterino





L'arrivo di Davide















Alla premiazione, tra inni, saluti e discorsi vengo pure premiata come concorrente più anziana.













 Mentre la vittoria giustamente arride ai giovanissimi e bravissimi partecipanti della maratona.












Poi ultima gita sul torpedone (iniziavo ad affezionarmici) fino all'hotel e via il Museo Tesla di Belgrado ci aspetta
















































domenica 14 gennaio 2018

Lampedusa - Lampione: breve ma veridica cronaca di una traversata





Lampione...laggiù (da Lampedusa Punta Ponente)


16 - 22 luglio 2017 Lampedusa - Lampione: breve ma veridica cronaca di una traversata






















Parte prima.
Arrivo a Lampedusa per tentare la traversata Lampione - Lampedusa, insieme a Enrico Giacomin che l'ha ideata (...matriiii è da settembre 2015 che me ne parla).
Traversata fissata martedì 18 luglio, e ... rinviata subito a mercoledì dato che le previsioni danno il mare in miglioramento.
Anzi no, facciamo sabato perché il mare migliora ancora e in più abbiamo la certezza di avere il gommone dell'AMP e il medico.


Il B&B di Paola&Melo
















La Capitaneria di Lampedusa autorizza, l'AMP di Lampedusa garantisce l'assistenza del gommone, il Pelagos Diving Center di Lampedusa (https://www.pelagoslampedusa.it/portal/it/) si fa carico dello sforzo organizzativo della traversata (grazie Rocco C. e Simone D.). 

Nel frattempo dormo (nel bellissimo B&B di Paola&Melo http://www.paolaemelo.it/main/home.jsp), nuoto, giro con bici .... foro la bici , rompo gli occhiali non do pace a Enrico finché non portiamo da mangiare ai canuzzi di Punta Ponente  e faccio scongiuri a base di gin tonic (con Enrico, ovvio). 

I canuzzi di Punta Ponente

La traversata è fissata per sabato 22 anche se il mare, contrariamente alle previsioni iniziali, viene dato in peggioramento a causa del vento di scirocco che ha preso a soffiare.. (segue...).

Parte seconda
Riassunto della prima puntata: il duetto Giacomin-Peron giunge a Lampedusa con l'ambizioso obiettivo di tentare la traversata a nuoto mai tentata prima, da Lampione a Lampedusa (Spiaggia dei Conigli): circa 12 miglia nautiche, inizialmente fissata per il 18 luglio, poi rinviata al 19 e infine spostata al 22.
In attesa degli eventi, ogni due ore consultano siti meteo, sperano, discutono, preparano l'istanza di autorizzazione, nuotano, fanno il pieno di carboidrati (vabbè si anche qualche gin tonic, un paio di birre, del buon vino e tanto caffè) e con la scusa dell'organizzazione si accampano presso il Pelagos DivingCenter 


Il briefing al Pelagos Diving Center di Lampedusa
Venerdì 21.07.2017, h 18,30 al briefing sono presenti:Enrico sua moglie Marina;
Rocco C. e Priscilla R., che organizzano, coordinano, ci supportano (e sopportano, con pazienza e entusiasmo); 
Simone D. che guiderà il Risal del Pelagos e terrà la rotta;‍
Rosanna, medico di bordo che, pur se contattata all'ultimo momento, ha aderito subito con grande entusiasmo;
Salvatore T., del A.M.P. di Lampedusa che guiderà il gommone; 
Andrea F. a cui verrà affidato il compito di passarmi i rifornimenti;
... ed io, che dopo aver bucato la bici nel tentativo di portare da mangiare ai canuzzi di Punta Ponente, ciondolo presso il Pelagos chiacchierando con Nicola R. (ehi ora so tutto sul DAN!).

Fantastico ci siamo tutti e abbiano tutto! …Compreso il mare contro: soffia vento di scirocco ed è impossibile possibile fare la traversata da Lampione a Lampedusa.
L’unica decisione sensata da prendere diventa quella di accorciare il percorso di un paio di miglia e, soprattutto, di invertirlo: partenza da Lampedusa, Punta Ponente (ehi dove ci sono i canuzzi ai quali abbiamo portato da mangiare, ci porterà bene lo sento!) arrivo a Lampione.
Ricevuto il benestare dalla Capitaneria (sempre cortesi, disponibili ed efficienti), fissiamo la partenza per le 7 di sabato mattina per arrivare a Punta Ponente alle 7.30 e iniziare la traversata.


Sabato 22.07.2017 sveglia alle 5.30 colazione a base di miele e fette biscottate, 20 minuti di tortura e sudore per entrare nel costume poi Carmelo, del bellissimo e ospitalissimo (nonché pieno di libri) B&B Paola&Melo mi accompagna al porto e via sul Risos direzione Capo Ponente.
Enrico, quando passiamo davanti alla spiaggia dei conigli, si acciglia e brontola: “la prossima volta però arriviamo qui”.
Io penso preoccupata : “come la prossima volta? Una non basta?
E intanto ripasso le cinque regole che un nuotatore di fondo è bene che tenga presente (come mi hanno insegnato i miei amici d'oltreoceano):


1) Quiet hard work
2) Happy attitude
3) Relentless discipline and focus.
4) Unselfish spirit.
5) Humble person



L'unico motivo per cui c'è acqua nel nostro pianeta è che l'idrogeno si lega all'ossigeno. È un'unione libera in cui ogni molecola si lega costantemente e alternativamente alle altre in una sorta di danza in cui le molecole si combinano ad un ritmo vertiginoso in varianti sempre nuove*


Sabato mattina il vento di scirocco collabora attivamente alla combinazione di nuove varianti
Difatti alla partenza, dopo poche bracciate, il mare ci rotola subito addosso con lunghe onde che sferzano sul lato sinistro, che sollevano, spingono avanti nel cavo dell’onda e risucchiano un po’ indietro per spingere nuovamente. Ogni volta che vedo l'onda arrivare laterale provo ad accelerare (ehm ...come può accelerare un ronzino di mare), cercando di sfruttare la spinta e di non perdere la presa dell'acqua per evitare di mulinare inutilmente le braccia nell'aria.












A Lampedusa il mare ha una trasparenza di colori cristallini che progressivamente vira da un azzurro nontiscordardimé a un azzurro fiordaliso, per poi tingersi di blu cobalto man mano che avanziamo in mare aperto.
In quel blu si diramano mille pensieri, poi ogni tanto alzo la testa,Lampione non si vede sembra scomparsa, ma vedo il Risal guidato da Simone che cerca la rotta tra le onde beccheggiando a destra e a sinistra, come le bateau ivre. Altre volte ancora alzo la testa e non vedo nulla se non onde su onde che rotolano via in un gioco senza fine.
Poi cerco il gommone dell'A.M.P., guidato con grande perizia da Salvatore, che sta sulla mia destra e mi pare che dondoli su e giù tra come un cavallino delle giostre al ritmo delle onde. Dal gommone, ogni mezz'ora, Andrea, competente e preciso, mi passa i rifornimenti e mi incoraggia.
All'inizio penso "ma che bello!", quanto mare!  quante onde! quanto blu! Fantastico!". Ma è un entusiasmo che sfuma : dopo circa tre ore di quell'altalena di mare, mi sento rivoltata come un calzino nella lavatrice, la testa mi gira e sento venirmi degli attacchi di nausea che cerco di controllare.




Per un po' di tempo, alla mia sinistra mi pare di intravedere il luccichio di qualcosa di argentato, ma forse è una mia impressione: riflessi del sole sulla cresta delle onde.
Al rifornimento successivo, però, Salvatore e Andrea, mi diranno che c'era un delfino🐬 (un tursiope per la precisione) che per un po' mi ha accompagnata.
Finalmente, tra un'onda e l'altra, appare Lampione, la nausea è (quasi) passata, mi rianimo, cerco il ritmo (conto e riconto 1-2-3-4) e ho persino il coraggio di gettare un'occhiata fugace alle mie spalle per vedere quanta è lontana Lampedusa.
Andrea mi sprona: forza Lampione è vicina! E in effetti la vedo sempre più grande, anche il colore del mare sta sfumando verso colori più chiari.
Improvvisamente mi si para dinanzi un gommone e sotto di me vedo un sub, ci metto un po' a capire che è Rocco che sta riprendendo il nostro arrivo e che sul gommone c'è Nicola. Poi Rocco con un colpo di pinne si inabissa veloce e Andrea mi fa segno di dirigermi verso una grotta alla mia sinistra.
Sulla parete della roccia è appostato Rocco con la telecamera , lo vedo e mi viene da ridere e per la felicità, smetto di sbracciare e lo saluto sott'acqua 





poi infine tocco la parete di Lampione, alzo le braccia: il Garmin attesta che Sabrina, alias Ronzinante, ha percorso le 10 miglia che separano Lampedusa da Lampione in 7h22min55sec.







Enrico, alias the Lion, che era già arrivato da un pezzo (6h58min), al grido "Peron te xi proprio un ronzino ciò" si tuffa, mi raggiunge e ridiamo perché in quel momento in quel mare, ci sentiamo "felici come spigole" e matti, ma proprio "matti come ricciole che inseguono un branco di alici"**.


Ecco l'avventura è finita, il mare da pelagos, spazio immenso e aperto, si è fatto pontos, ossia, "rotta, traversata, provvidenziale scorciatoia per andare da un luogo all'altro".***
E come al solito il mare 
🌊non si è mostrato amico, bensì complice dell'irrequietezza umana, come ben sapeva Conrad (e come mi ha fatto ricordare Nicola R.).

*     cit. A. Strøksnes - Il libro del mare, Iperborea
**   cit. P. Rumiz - Il Ciclope, Feltrinelli
*** cit. P. Rumiz - Il Ciclope, Feltrinelli


P.S.: come al solito grazie al mio coach Paolo Felotti che mi allena, mi motiva, mi sprona e ci crede, ci crede sempre





😘😘



sabato 13 gennaio 2018

Vengo anch'io!


Vengo anch'io ! 
Cronaca della traversata Vulcano (Punta Bandiera) - Capo Milazzo 26 settembre 2016


La Vulcano - Milazzo inizia a Tarifa. Un anno prima, circa, guardando la costa del Marocco.

Io ne parlo (entusiasta, un po’ troppo), Enrico ascolta (attento, anche troppo) e la cosa finisce lì come una delle tante chiacchierate con gli amici.
 
Tarifa 20 settembre 2015 

Sennonché, capita che i "troppi" finiscono per collidere. Difatti, passano i mesi, ed Enrico mi scrive dicendo che della traversata ne ha parlato in FINP (Federazione Italiano Nuoto Paralimpico), che ha raccolto l'adesione di Ninni Gambino, delegato FINP per la Sicilia, e che vorrebbe quindi tentarla il 20 settembre 2016, subito dopo la chiusura delle Paraolimpiadi.
Se riesce sarà il primo nuotatore paralimpico ad averla portata a termine.
Vengo anch'io! Vengo anch'io!” - dico frenetica (e speranzosa).
Si-tu-si” - è la riposta immediata di Enrico (alias il Grande).
Ora tocca organizzare, meno male che per questo c'è Cristina Faranda (che diventerà la vera anima organizzatrice di questa traversata) contattata da Enrico tramite Pippo Nicosia del Nuoto Milazzo. Anch’egli appoggia incondizionatamente il tentativo di traversata e per dimostrarlo “adotta” subito i due nuotatori foresti.
Cristina (alias Super Cristina) si lancia nell'organizzazione con grande capacità, generosità e determinazione. Contatta i barcaioli, Natale Morabito e Carmelo Taranto, reperisce la disponibilità dell'assistente di salvamento e con grande perizia e pazienza, affronta la burocrazia dei doverosi permessi presso la Capitaneria, che appoggia l’evento comprendendo l’importanza di divulgare i valori e i benefici dello sport, in particolare per le
persone disabili.
Alla fine, per la data prefissata del 20 settembre 2016, tutti i pezzi del puzzle sono andati a posto: abbiamo le barche, l'assistente di salvamento, il medico i cronometristi, il responsabile di traversata. Non abbiamo però il bel tempo.

E così lunedì 19 settembre, durante la conferenza stampa presso il Comune di Milazzo tenutasi alla presenza del sindaco, Giovanni Formica, dell’assessore alle politiche sociali, Giovanni Di Bella, al delegato FINP Sicilia, Ninni Gambino, al presidente del Nuoto Vicenza, Armando Merluzzi, e a Cristina Faranda, presente come rappresentante del Movimento Sportivi Milazzesi e del Nuoto Milazzo, davanti a una pioggia battente, ci arrendiamo all'evidenza.
                                              

Tocca rinviare. Tocca anche riorganizzare. Sembra che il meteo torni favorevole venerdì 23. Allora pronti via: spostiamo prenotazione hotel su Vulcano, verifichiamo le disponibilità di tutti i soggetti coinvolti (barcaioli, cronometristi, assistente di salvamento, medico). Ci siamo. Quasi...manca "solo" il medico.
Nell'attesa, con Enrico e Armando ci spostiamo sul versante ionico della Sicilia, consultiamo sette diversi siti meteo ogni mezz'ora, defatichiamo con nuotatine controcorrente, e, per tenere alto il morale, facciamo il pieno di granite e festeggiamo il compleanno di Armando (auguri Presidente!) con del buon vino dell’Etna. Alla fine rompiamo gli indugi: venerdì si tenta, sentenzia Cristina dopo essersi consultata con i barcaioli. Giovedi 22 settembre siamo di nuovo a Milazzo, il tempo sembra migliorare, Natale Morabito e Carmelo Taranto sono pronti, l'assistente di salvamento (Paolo Laspada) c'è, Mimmo Sarlo conferma che manderà due cronometriste (Angelina Magraviti e Giusy Genovese).
E il medico? Coup de theatre. Sì il medico c’è. Anzi no, non c’è più. Sconforto. Ma se il gioco si fa duro, Cristina Faranda (alias l’Asso nella manica) inizia a giocare. Dopo una buona mezz'ora di telefonate, mentre attendiamo col fiato sospeso, abbiamo il medico: Antonio Orlando, che senza esitazione alcuna decide di unirsi a noi. Non resta che comunicare la variazione alla Capitaneria. Dopo poco Cristina ci raggiunge sfrecciando con il suo scooter e sbandierando trionfante l'ordinanza.
 
Enciro, Cristina e Sabrina

Via! Subito! Destinazione Vulcano. “Tre biglietti di SOLA ANDATA per Vulcano”, chiedo con nonchalance meneghina all’addetto della Liberty Lines. E poi pieno di carboidrati e a letto presto.
La mattina del venerdì 23 settembre sveglia alle 5,30, plum-cake e passeggiata verso il porto, dove ci attende lo Shark di Natale Morabito.




Mezz’ora di navigazione con destinazione Punta Bandiera. Li troviamo anche la barca di Carmelo, il
Predator, con a bordo Cristina e Paolo.
  
Enrico ed io entriamo in acqua e tocchiamo gli scogli. Alle 7:07 Angelina dà il segnale di partenza. Si va. Si nuota.
 
Lo Shark alla partenza (Punta Bandiera)
Il mare sembra buono, ma è un'impressione che sfuma dopo poco tempo. L'onda è calata ma non le correnti.
La prima parte è difficoltosa per Enrico, che soffre le bevande e patisce un po' il mare, ma viaggia comunque bene. Così Armando cambia in corsa il “menù del nuotatore” passando a frutta secca uvetta e acqua. Il nuovo “menù” ed una corrente a favore lo fanno andare forte per due, forse tre miglia, sulle 12 e passa totali.
Si va avanti con corrente di fianco che diventa più fastidiosa. Enrico (alias the Lion) prosegue con buon ritmo, accelerando la frequenza della bracciata e tenendo sotto controllo il dolore alla spalla per l’incidente sofferto due mesi prima.

Io, invece, cerco di non pensare e di tenere un ritmo costante. Affacciati sulla barca che mi assiste, senza mai perdermi di vista nemmeno un minuto, si alternano Cristina, Paolo e Giusy che, con precisione cronometrica, prende i tempi e conta le bracciate.
Enrico: Vulcano alle spalle

Ad un certo momento, pare che un barcone di turisti abbia deciso di farci ballare passando a un centinaio di metri da noi. Magari, sentito il dispaccio della guardia costiera, vogliono vedere chi sono i due folgorati che sbracciano nel bel mezzo al mare. Armando impreca, Enrico nuota e io non vedo e non sento nulla. Controllo solo la barca a mio fianco e scruto i volti di chi sta a bordo (che a loro volta mi scrutano attenti) cercando di capire come sto andando. Pare che il mio ritmo sia costante, Giusy conferma, anche quando il mare comincia a salire e la stanchezza inizia a farsi sentire: ritmo costante. Poi però comincio a perdere lucidità e sbando un po’ a destra e un po’ a sinistra e poi di nuovo a destra, a bordo si accorgono che qualcosa non va e Cristina, ancora una volta, prende la decisione giusta: entra in acqua e nuota al mio fianco per farmi ritrovare direzione e ritmo. Nuoterà per circa due ore, durante le quali ritrovo il mio ritmo.
 
Sabrina: Capo Milazzo all'orizzonte
A ore 6 e 18 minuti dalla partenza mancano solo tre miglia e il tempo fa prevedere per Enrico un 8.40 finale, ma tocca affrontare una forte corrente prima laterale, poi una (micidiale) frontale. E il tempo si allunga inesorabile.
Riepilogando, Capo Milazzo ormai è vicino, è lì a circa tre miglia. Ma da lì è partita anche la forte corrente in direzione ostinata e contraria.
Un finale da non augurarsi. La scogliera bianca è lì, la vedi, ma per arrivarci bisogna puntare verso il mare aperto per non essere cacciati lontano.
Enrico persevera, si riallunga, un po’ brontola ("ma xio canon, dove xe che se riva?"), un po’ sorride  ("always looking on the bright side of life") e controlla a mo' di caimano il tracciato ("Natale, Natale no sta sbagliar").
Io, fedele all'insegnamento di Muhammad Alí ("start counting when it starts hurting, because they’re the only ones that count”), inizio a contare. Conto uno-due-tre-quattro. E ricomincio. E visto che ci sono conto pure i numeri del Predator 1-6-7-8.

Enrico (alias la Leggenda) arriva! Le nove ore sono passate da poco, per la precisione 9h 06min 36sec. Le onde lo spingono forte verso lo scoglio, ma è finita. Si taglia leggermente un dito nel toccare la Sicilia e tenta finanche di alzarsi in piedi prestando ascolto alle richieste che dallo Shark, davanti ad un attonito Armando formula Angelina. Peccato, non ce la fa perché, in caso contrario, avremmo assistito al “Miracolo di Capo Milazzo”. Mannaggia c’è mancato poco! Dobbiamo dunque accontentarci di Enrico nella posizione “sugnu mottu!”.
 
Enrico nella posizione sugnu motu!
 Io (alias il Ronzino) invece sono sempre lì che conto, do i numeri e non avanzo. Mi fermo e dico: “Ma non mi muovo…” Giusy mi risponde: “Ma no, stai avanzando, nuota, forza!
Forza! Nuota! E io nuoto. Finalmente vedo il fondale, dopo un po' tocco gli scogli. Ma non riesco ad alzarmi, né ad alzare le braccia. “Alza le braccia" gridano dal Predator. Ci provo ma finisco sott'acqua. “Alza le braccia, alza le braccia!”. "Nun ce a fa". "Alza le braccia!". Finalmente mi sollevo in piedi e alzo le braccia. Entrambe, per non sbagliare, e Giusy ferma il cronometro a 9h 26min 11sec.
Numeri finali: 12.3 miglia (circa 23 km) di mare spettacolare ed oltre 27000 bracciate per Enrico e circa 30.000 per me.


Epilogo: Arrivati in porto, con la testa che gira e l’anima ancora nel mare, scambiati abbracci e vigorose strette di mano con amici, sindaco e assessori, scattate le foto d’obbligo, il Wild Bunch (Faranda - Merluzzi - Giacomin & Peron) è pronto a finire in gloria con un brindisi. Brindisi che raggiunge l’apice quando Cristina Faranda (alias Mai Doma) spara lì un “fermi tutti pago io!”. Risate omeriche e frasi in idioma straniero quasi barbare e incomprensibili per l'orecchio siculo ("ah no xio canòn! cossa vuto pagare!") chiudono la partita: Cristina getta la spugna. La traversata Vulcano - Milazzo é conclusa. Non resta che tornare a casa.



                      ** Questa cronachetta è apparsa per la prima volta sul sito Baia di Grotta (che si ringrazia) che pubblica tutte le traversate dello Stretto di Messine e delle Eolie e si può trovare al seguente link:   http://www.baiadigrotta.it/albo_t.html




* Alcuni articoli posssono leggersi ai seguenti link