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venerdì 30 ottobre 2020

ElbaSwim647 2020

 


 

“Le nuvole erano

come non mai

e la pioggia era

 come non mai,
poiché dopotutto

 cadeva

con gocce diverse”
[Wislawa Szymborska - Disattenzioni]

 




Elba Swim 647 germina nel 2017 da un'idea di Cristina De Tullio  (di quella prima, mitologica avventura ne ho già scritto qui https://swimlosophy.blogspot.com/2019/03/le-argonautiche-nuoto-allelba.html). 

Dal primo, ristretto e avventuroso manipolo di fidi nuotatori che il 5 novembre 2017 la testarono, l'ElbaSwim 647 ne ha fatta di strada e, per chi fa acque libere, oramai è diventata l'appuntamento di fine stagione.

Un appuntamento tanto fisso quanto incerto, dato che ogni anno gratifica i nuotatori con la meteo-suspense: si farà o non si farà? Ci faranno partire? E se partiamo, ci faranno arrivare? E ancora: riusciremo a prendere il traghetto prima che sospendano gli imbarchi?



Anche quest'anno ElbaSwim 647 ha rispettato le attese: il 24 ottobre alle ore 10, la partenza da Capo Enfola della 12 km, ha fischiato anche l'adunata delle nubi. Neppure il tempo di superare la seconda punta che il cielo aveva già virato verso un piovorno scuro, scuro.

Se c'è una cosa bella nelle traversate che organizza Cristina è quella che puoi di infischiartene dei tempi. Puoi spingere al massimo e cercare di centrare il tempone ed essere felice oppure prendertela comoda,  preoccuparti solo di completare il percorso ed essere felice lo stesso.



Scelgo la seconda opzione (as usual): parto in fondo, tra gli ultimi quasi fuori dall’acqua, e procedo con un ritmo da passeggio per mare. Nel giro di pochi minuti tutti gli altri nuotatori sono dei puntini che rimpiccioliscono dentro un orizzonte sempre più scuro. Dopo un po' sento le prime gocce che iniziano a picchiettarmi le braccia (sono senza muta). Alzo la testa per guardare: davanti a me il mare s'è vestito d'argento, sotto, invece, è solo velluto blu e pesci. Procedo fiduciosa. Ma poco dopo, sento addosso il tamburellio della pioggia più forte ed insistente. Rialzo la testa, il mare è un dondolio gentile, color argento scuro e ora mi trovo ad attraversare un tratto di mare da punta a punta e non si vede nulla. Mentre cerco di scrutare l'orizzonte, mi si affianca una canoa. Fantastico, penso, adesso non dovrò più preoccuparmi per la rotta. Procedo a testa bassa, respiro ogni quattro bracciate. La canoa è proprio alla mia sinistra. Al lato dove respiro. Vedo il canoista che lotta contro il vento, la pioggia e anche la grandine che è sopraggiunta. Sono un po’impensierita per lui. E penso che l'unica cosa che posso fare per aiutarlo è aumentare il ritmo. Così inizio a spingere. Le braccia si fanno leggere, la pioggia si fa più forte e in lontananza si sente qualche tuono. E io mi chiedo se ci tireranno fuori. Ma il canoista continua imperterrito, seppur sferzato dalla pioggia, e io con lui.

Procedo, dunque, con l’ottimismo di chi applica la teoria dell’umidità relativa[1], dentro un vapor che l’aere stipa[2] e sospinta da un vento peregrin che l’aere turba[3], e penso che potrei nuotare così sino a Marte.

Ma la realtà è molto, molto, più prosaica e di bracciata in bracciata - con l’acqua che – causa pioggia e grandine – si raffresca (era circa 20 gradi alla partenza) - mi limito ad arrivare alla spiaggia della Guardiola, dove ad attendere i nuotatori c’è la barca con i rifornimenti. Sulla barca tanto entusiaste quanto fradice, ci sono Irene e Chiara che mi passano i rifornimenti insieme a quale informazione: sia pure con un’ora di ritardo, causa burrasca, è appena partita anche la 6km; sulla 12km ci sono un paio di ritirati; adesso devi nuotare sino alla boa che vedi laggiù in fondo.


Saluto il canoista che va a far da spola con altri nuotatori e riprendo a nuotare.

Nel frattempo …passata è la tempesta. Riecco il sereno! Rompe là da ponente alla montagna e sgombrasi pure la campagna, mentre a còr dell'acqua si rallegra ogni cor del prode nuotator[4].



Devo ammettere che il mare tira sempre fuori il meglio di me e così dopo aver ripassato, Dante, Leopardi, Hoare, la Szymborska e scambiate due chiacchiere con Marco che sta accompagnando i ragazzi Special Olympics nel percorso 3 km, sono oramai giunta in dirittura d’arrivo: la corrente è leggermente contraria ma il mare è liscio come l’olio c’è finanche il sole che riscalda le spalle.

- “Beh cosa vuoi di più?” mi chiedo.

- “Qualche gin tonic”, suggerisce pronto Raul.

E così - disertate le premiazioni (Cristina perdonaci, siamo proprio due reprobi!) –  tra un Gin tonic ed un Negroni, reduci da letture notturne di Helgoland di Carlo Rovelli, ci accaloriamo a discutere delle matrici di Heisenberg e del gatto di Schrödinger, giungendo a tragiche conclusioni per il mondo accademico della fisica. Perché se, secondo Raul, apparteniamo tutti all’insieme del gatto di Schrödinger; secondo il mio modesto parere, invece, lui - al più - potrà aspirare ad esserne il topastro. Io invece…beh giocoforza la gatta.

 



[1] The theory of relative wetness = swimming in the rain + the suspension of disbelief (Philip Hoare).

[2] Dante, Inferno, Canto XXXI, 36.

[3] Dante, Rime per la donna pietra.

[4] Pseudo Leopardi, La quiete dopo la tempesta.





sabato 3 ottobre 2020

Pink positive because nothing great is easy, ovvero cronaca semiseria della mia traversata della Manica


 

I giorni non passano. Si raggiungono.

Il tempo non vola. Nuota

(Andrea G. Pinketts)


Pink positive because nothing great is easy, ovvero cronaca semiseria della mia traversata della Manica

 

1)    Qualche dato

Slot: 2 – 8 settembre 2020

Date: 6 settembre 2020: traversata a nuoto della Manica.

Departure: Dover – under Abbot’s Cliff beach (UK) h. 01:16

Destination: Le Petit Blanc Nez (France) h. 16:02

Water temperature: 18° degree (more or less)

Boat: Optimist

Pilot: Paul Foreman / Co-pilot: Jason Parrott

Crew: Thomas W. Kofler

Observer: Tony Kenyon

Feed:  every 30 min. (hot-hot water + maltodestrine)

Swim Time: 14 h & 46 min.

Music: Beethoven, Bagatelle in A Minor (interpreted by A. Brendel)

Books: Philip Hoare, The Leviathan, or the whale; Boris Banchieri, La traversata

Motto:  Pink positive because nothing great is easy.

 


2)    La preparazione dello zaino

Lista di “cose” da mettere nello “zaino”, per poter attraversare la Manica (a nuoto), raccolte – in cerca di ispirazione - qua e là nella rete (per lo più saccheggio testi di Lewis Pugh e Philip Hoare):

1.     Find the best coach in town (that also should be able to suit your personality and most importantly, believes in you[1]): OK! Ce l’ho! E’ Paolo Felotti, del Gonzaga Sport Club di Milano.

2.     Find the best Marathon Swimming Mentor in your country[2]: OK! Ce l’ho! E’ Thomas W. Kofler.

3.     Secure the most experienced pilot (you don’t want to do one extra kilometre)[3]: oh yeah… ho pure questo! E’ Paul Foreman, un ottimo pilota della Channel Swimming & Piloting Federation - CS&PF (www.cspf.co.uk).

4.     Find the best crew: Evvai ce l’ho! E’ sempre Thomas W. Kofler. Crew ridotta all’essenziale: unico ma buono, anzi eccellente!

5.     Working hard: ahi qui finisce la serie vincente: nell’anno domini 2020, con una pandemia dilagante nell’intero pianeta, la parola d’ordine è: Fermo! Dove vai? Nessun esca! Working hard…impossible!

6.     Train in miserable conditions (the difference will be a tremendous relief on the day[4]): uh oh… in miserable conditions mi ci trovo io e senza bisogno di niun train.

7.     Do the mileage (the sea finds out quickly if you’ve not done enough training[5]): annamo bene, annamo…ma quale milage è possibile nuotare in quarantena. Al più passeggio su e giù per il corridoio come una tigre in gabbia;

8.     Become friends with the cold (at the peak of summer the water can be 18°C, but that will feel icy after 10 hours[6]) ccà cettu! Sai dove le trovo le acque fredde in Italia a giugno quando, cautamente e lentamente si allenta la morsa della quarantena.

Vabbè tanto causa pandemia verrà annullata. Stai serena, mi dico, con il mio solito ottimismo …infondato.

Sto serena, finché non chiama Thomas:

- “Come pensi di fare la 6 hours qualification swim?[7]

- “Aiuto, penso, ma è serio?”

- “C’è la quarantena”, replico come una scolaretta in cerca di giustificazione.

- “Finirà”, risponde Thomas inesorabile, “dobbiamo cercare delle acque dove TU nuoterai 6 ore a MENO 16 gradi”.

- “Non abbiamo l’observer”, dico ancora con un filo di speranza.

- “Nema problema. Posso farlo io, ho informato la CS&PF ed ho già scaricato i moduli”.

E allora eh oh let’s go! Attendiamo pazientemente la fine della quarantena (almeno inter-regionale), scartiamo il mare che ai primi di giugno ha già temperature intorno ai 16 gradi e ci mettiamo alla ricerca affannosa di un lago. Dopo aver consultato vari amici e richiesto informazioni ad alcune agenzie turistiche tra il Veneto e il Trentino. Arriva finalmente la dritta giusta: il lago di Molveno. Temperatura 14 gradi. Thomas per sicurezza verifica di pirsona pirsonalmente (come direbbe l’appuntato Catarella), poi mi chiama:

- “Sabato 13 giugno si fa la 6 hours, preparati”.

Cioè: sono poco più di 24 ore di tempo e un paio di settimane (scarse) di ripresa degli allenamenti.

Cioè: è subbitissamenti subbito! D’uggenza uggentevoli e senza impiddimenti che tenga (come sottolineerebbe l’appuntato Catarella[8])

E così, subbitissamenti subbito, accantono i motti in inglese e preparo d’uggenza uggentevoli lo zaino riempiendolo di maltodestrine, cuffia, costume e occhialini. Più vaselina e arnica e dosi massicce di ottimismo (più o meno …infondato).

Alle ore 10 di mattina del 13 giugno mi calo nel lago di Molveno e stoicamente nuoto per 6 ore e due minuti. Esco trasmutata in baccalà, ma Thomas è soddisfatto e invia subito il suo observer report alla CS&PF che in un paio di giorni approva la mia “6 hours”. Resta ora di capire se riapriranno le frontiere Italia / UK ed attendere la conferma da parte del pilota per il mio slot fissato dal 2 all’8 settembre. Conferma che arriva il 4 di agosto.

Don’t panic, mi dico, e riprendo a mettere “cose” nello zaino, come ad esempio:

-        Un bel po’ di Quiet Hard Work

-        Tentativi di Happy Attitude

-        Una costante Relentless Discipline

-        Una lucidata al mio Unselfish Spirit

E ancora…Dream big / Stay positive / Stay focused / Stay strong …a go go.

E poi - a sorpresa – zac!

A riprova che il mio ottimismo ha natura infondata, nello zaino entra anche lei: l’otite. Che mi scartavetra l’orecchio e mi costringe all’asciutto per una decina di giorni. Sperando che non arrivino pure le cavallette (“Let perseverance be your engine and hope your fuel[9]), attendo paziente che (quasi) passi e subito dopo riprendo gli allenamenti, ma - come volevasi dimostrare (chioserebbe il mio ottorino) - riprende pure l’otite. Ahimè, del resto che cos'è l'ottimismo se non la “smania di sostenere che sì tutto va bene quando si sta male[10].

Mi arrendo e nello zaino decido di mettere tutto quello che ho, ossia:

-        per la parte della mia anima siciliana, la corda pazza e visionaria;

-        per la parte della mia anima veneta, il passo ostinato e sicuro di un mulo alpino sul crinale dell’Altopiano d’Asiago durante la guerra del ’15/’18;

-        per la parte della mia anima meneghina, un paio di jeans rosa a zampa d’elefante. Del resto Milano è sempre stata la capitale della moda e, quindi, “Pink positive”, perché, come disse Captain Mattew Webb: “Nothing great is easy”.


3)    Finalmente Dover!

A Dover ci accoglie una bella sventagliata di tempo variabile, più delle mie paturnie. Mi ricopro con tre strati di felpe diverse (chiedendomi perché non ne ho portato una quarta più pesante), berretto di lana e sciarpa.

Thomas, in maglietta, pantaloncini e sandali, mi osserva con occhio critico e spietato:

- “Bimba, così non va bene, togliti subito tutta quella roba, TU tra qualche giorno vai a nuotare la Manica, non vai a fare una spedizione in montagna”.

 Sospiro e tolgo una felpa. Thomas non si muove.

- “Ho capito, ho capito, dico in fretta”.

E così in maglietta e sacramentando contro il meteo inglese (“Oh! Nice weather isn’t it?, era uno degli argomenti di conversazione che insegnavano a scuola … “Sìssì nice weather, nice weather”, borbotto, tra me e me), seguo Thomas che a passo di marcia mi conduce alla mitica Dover Harbour Swimmer’s Beach per il primo test.

In spiaggia troviamo un gruppetto di nuotatori, ovviamente Thomas se non li conosce tutti poco ci manca, e così mentre lui è impegnato a raccogliere informazioni e consigli utili, io rassegnata al peggio, entro in acqua.



Mi aspetto chissà che gelo e invece…sto bene e azzardo perfino a sentirmi felice. Inoltre  uscita dall’acqua, avrò anche l’ebbrezza di ritrovarmi con la famoserrima & ambiterrima bay beard.

Cioè con l’ebbrezza di ritrovarmi con la faccia ricoperta di uno strato di nerume immondo.

- “Ma allora ha ragione Obelix: Sono Pazzi Questi Britanni!”[11]

- “Ehi”, mi risponde di rimando Thomas, ispirato dalla musa di Voltaire, “questa volta dovrai rinunciare al tuo optimisme sans fondement[12], perché vedrai che sarà il tuo pessimismo ad essere infondato”. 

Poi davanti al busto di Captain Webb che troneggia sul lungomare, mi spiega:

- “Da lui tutto è cominciato, quando per primo, nel 1875, traversò la Manica a nuoto[13] e da allora per attraversarla si seguono le regole da lui fissate.”

Le regole me le rispiega qualche giorno dopo anche il pilota Paul Foreman, mentre siamo in ricognizione sulla sua barca Optimist (e io penso: “ma questo ottimismo sarà fondato o infondato?”).


Si tratta di regole scarne, chiare e senza possibilità di disquisizioni, deroghe, né interpretazioni:

1)    si nuota come se stessi entrando in piscina (ma… stai entrando nella Manica);

2)    potrai usare tappi per le orecchie (ffiuuu forse così mi salvo dall’otite) e spalmarti il corpo con vaselina e/o lanolina;

3)    il segnale di partenza verrà dato solo quando avrai messo i piedi all’asciutto e lo stesso sarà per il segnale della fine (Clear the water! Clear the water!)

4)    non toccare e non appoggiarti alla barca quando ti passano i rifornimenti (e in ogni caso ricordati: “It’s a feed, not a rest!”).

E last but not least: preoccupati solo di tenere il tuo ritmo, che noi faremo la direzione, ma non allontanarti mai dalla barca perché non verremo a prenderti.

Per il resto…swim strong, swim straight, swim true.

- “E riposati”, aggiunge Thomas, ogni volta che mi vede tornare da lunghe camminate randagie sui sentieri delle White Cliffs of Dover, mentre attendo che Paul ci chiami per avvisarci del giorno buono per la traversata (Have patience – don’t get frustrated and pick the wrong day to cross. Timing is everything[14]).

Telefonata che arriverà sabato 5 settembre alle ore 9 del mattino:

- “Appointment at Dover Marine at midnight and be ready to swim at 2 a.m.”.

 


4) La traversata

A mezzanotte a Dover Marine, ci sono parecchi altri nuotatori, chi per tentarla in solitaria chi in staffetta. Sull’Optimist c’è una crew ridotta allo stretto necessario: il pilota Paul Foreman; il co-pilota Jason Parrott; l’observer della CS&PF, Tony Kenyon e, ovviamente, Thomas.

 Siamo in spring tide[15], con una temperatura dell’aria intorno ai 14 gradi e quella dell’acqua intorno ai 17,9. E dimenticavo: mare mosso.

Per disposizioni sicurezza anti-covid, non posso cambiarmi in cabina, fuori tira vento e la barca è un’altalena. Non riesco a stare in piedi e neppure seduta. Mi sdraio ed inizio la svestizione. Per prima cosa metto cuffia e occhialini. Ma ho dimenticato i tappi per le orecchie. Cerco i tappi mentre rotolo qua e là. Thomas cerca di tenermi ferma. Ecco sistemati i tappi, tocca al mix di lanolina-arnica-canfora che ho fatto preparare in via sperimentale da un farmacista (mio ex allievo della Scuola di Cinema & nuotatore). Ma sono così agitata che inizio a spalmarlo sulle gambe senza togliermi i pantaloni.


Mentre nella notte inglese si diffonde un penetrante profumo di canfora, Thomas, laconico, osserva:

- “Bimba, i pantaloni, dovresti toglierli. Comunque, sei la nuotatrice più profumata della Manica.”

Constatato che Thomas – as usual  ha ragione, tolgo i pantaloni che così si impiastricciano per bene, poi tolgo la prima felpa. Mentre tergiverso con la seconda felpa, arriva Paul e grida:

- “Go, go, go!”

- “Go?!? Ma, ma come go? Ma, ma sono già le 2?”

- “Go, go, go!”

Finisco di spogliarmi (ma non di spalmarmi di lanolina e poi ne subirò le conseguenze) e cerco di mettermi in piedi. Sbando pericolosamente, penso che davvero non ne posso più di stare in barca e in qualche modo raggiungo la scaletta.

In incerto equilibrio sui pioli della scaletta ascolto le ultime indicazioni: nuota fino alla spiaggia seguendo il fascio di luce; esci dall’acqua, metti i piedi all’asciutto (Clear the water! Clear the water!) e quando sei pronta alza le mani, a quel punto sentirai il segnale della partenza.

Alzo gli occhi e intravedo il biancore delle Abbot’s Cliffs, mi tuffo e nuoto fino alla spiaggia: ecco sono arrivata, faccio per alzarmi, eh no, non tocco, nuoto ancora, cerco di alzarmi e l’onda mi ributta indietro, riprovo, ecco sono fuori dall’acqua, i piedi all’asciutto (Clear the water! Clear the water!).

Sistemo gli occhialini, alzo la mano, dalla barca arriva il segnale. Mi scrollo di dosso tutti i dubbi (When you swim from England to France, leave all your doubts on the beach in England[16]), rientro in acqua seguendo il fascio di luce ed affianco l’Optimist, tenendolo alla mia sinistra.

Sono le ore 1:16 del 6 settembre 2020 e l’avventura è iniziata. E’ iniziata in una lavatrice, che mi frulla via. Le onde mi sbatacchiano qua e là, come se fossi Pinocchio (“A squall passed through at 18kts causing the sea to become quite rough for a while”, annota Tony). La luce, al centro della barca, mi acceca. Allora cerco di stare un po’ dietro. Ma finisco un po’ troppo indietro e respiro i fumi del motore. Provo, dunque, a collocarmi verso la prua. Va un po’ meglio, ma dura poco. Ed è un continuo aggiustare; non troppo avanti, non troppo indietro, non troppo al centro, non troppo lontana, non troppo vicina. Insomma, come scriverebbe Manzoni[17]: Sabri, adelante con juicio. Adelante ma non ti allontanare. Adelante, ma non finire sotto la barca. Adelante, Adelante ed ecco che mi vedo pendolare davanti la borraccia lanciata da Thomas, con incredibile precisione: 150 ml. d’acqua calda, zucchero limone & maltodestrine. Mix già collaudato a Molveno, perchè: eat what works for you. Make sure you’ve tried it out many times before. You don’t want a nasty surprise on the day[18].

La prima mezz’ora che mi pareva infinita è passata. Il rifornimento è tiepido. Un sorso veloce e riprendo a nuotare (It’s a feed, not a rest!, mi riecheggia l’avvertimento di Paul prima della partenza).

Stay focused, stay focused. Mi dico. Ma non ci riesco. Mentre causa freddo sto tenendo le mascelle così serrate che mi fanno male, mi prende un desiderio assurdo di essere al caldo sotto le coperte e dormire e dormire.

Anche il secondo rifornimento è tiepido ed entro in crisi. “Basta, voglio uscire”, penso, mentre un’accozzaglia di luoghi comuni, mi si affolla nella testa: You can be comfortable or courageous, but you can’t be both”; “Swimming, at its most basic level is an act of perseverance”. E, soprattutto: “It is a cruel sport with random acts of shit”. Ed infine, “it’s your personal journey”.

- “Ecco!”, enuncia la mia anima veneta, “Viagiar descanta, ma se te parti mona te torni mona!

- “Eh no, ciò! Mona no!”, le rispondo.

Trovata, dunque, la Ragion Sufficiente[19] per continuare a nuotare (“There will always be dozens of reasons to quit. Think of just ONE reason to keep on going, it will make all the difference[20]) … toca continuar a noar!

Al rifornimento successivo, cercando di disigillare le mascelle, grido:

- “Bollente. Il prossimo rifornimento boOollente. Sto congelandoOOoooooooo”.

Thomas, mi fa segno di aver capito e riprendo a nuotare, cercando di aumentare il ritmo. Il feed successivo è caldo e mi fa subito sentire meglio. Ma sento anche che ancora non mi basta.

- “Più caldoOooo. Il prossimo più caldoooOOO”, grido nella notte.

Sono le 4:22 e Tony annota che sto nuotando con un good steady rhythm[21], mentre the breeze is dropping and the water is still 18°. Del resto, secondo Philip Hoare, a quest’ora (più o meno) the sea is a state of grace, anche se io mi sento più in a state of disgrace.

Finalmente arriva il rifornimento bollente, tanto invocato. Talmente rovente che mi ustiono l’ugola. Ma va bene così. Alzo il pollice, per risparmiare fiato, do un’occhiata alla luna (“a clear sky with a 2/3rd moon shining down with a bright star very close by” - annota Tony alle ore 4:50) e riprendo a nuotare. La notte va schiarendo: the first signs of the impending dawn as the sky starts to lighten in the East - day break beckons (Observer at 5:00).

Quando arriverà l’alba, andrà tutto meglio. Ci sarà la luce e forse anche il mare si calmerà (spero).

Alle 5:20, il mare non si è calmato, ma la luce è arrivata (Dawn begins to break on the horizon – Observer note) e si scorge la Francia. Cerco di non cedere alla tentazione di guardarla, altrimenti mi apparirebbe troppo lontana (e non devo guardare verso l’Inghilterra per ragioni simmetricamente opposte[22]). Il sole disvela anche “a large number of vessels heading down the shipping lane towards Atlantic. Optimist is part of a flotilla of 12 small boats shepherding  their swimmers towards France (Observer at 6:45).

Finalmente il mare pare che si sia un po’ calmato. Mi rilasso, divago e un’onda mi acciuffa a tradimento: faccio una bevuta omerica. Non respiro più. Procedo a rana, tossisco, boccheggio. Dall’Optimist mi scrutano preoccupati (Sabrina looking a bit weary – Observer at 7:20) e mi chiedono se va tutto bene.

Ok, Ok, segnalo e riprendo a nuotare. Cerco di essere più vigile. Ma il mare è più lesto. Un’altra onda mi spinge di lato e quasi mi rovescia. Controbilancio e vinco io. “Stay focused – Stay focused. No sta far monate!Stay focused”. Diventa un mantra.

Dalla barca non mi perdono mai di vista e mi fanno segnali di incoraggiamento. E mentre guido l’Optimist nella “Separation Zone” (h. 7:38), con le mani quasi, quasi acchiappo dei pesci. Infatti, sto nuotando in un banco di pesci, sono quasi invisibili, l’acqua ha un colore verde chiaro e loro mi sembrano trasparenti. Ce ne sono così tanti che Paul prende la canna da pesca e getta l’amo: ma il pesce che alla fine abboccherà, sarà più lesto della sua presa e riguadagnerà la sua libertà (nonché la vita[23]).

Alle 8:34, anche la Separation Zone è stata superata ed entriamo nella NE Shipping Lane. Paul avvisa le autorità francesi e Thomas mi passa il solito feed bollente insieme al saluto di vari amici che sul sito della CS&PF stanno seguendo il track: Paolo e Enzo salutano, Erich ha chiamato preoccupato chiedendo delucidazioni per la rotta a zig-zag, Laura l’ha tempestato di messaggi, e io per l’allegrezza mi verso il feed bollente direttamente nel naso. Poi arriva Paul a rompere (giustamente) l’idillio:

- “Go, go, it’s a feed, not a rest!”[24]

…e riprendo a nuotare di buona lena, in un vento che proviene da SSW con una velocità di 8 nodi e poi sale a 15.2, una temperatura aria di 18.3°C e del mare di 16°C (Observer notes at 9:15 e 10.15).



Alle 12:42 anche la Shipping Lane è alle mie spalle e - a onor del vero - pure sopra (per la fatica) e ho finanche l’impressione che le gambe siano lì, lì per staccarsi all’altezza delle anche (cloc, cloc, come quelle delle bambole) per continuare a battere ininterrottamente per conto loro a zonzo per la Manica.

Nel frattempo Tony annota entusiasta: A major milestone is reached; we leave the shipping lane and enter the French Inshore Waters: The Last Leg of this epic swim. Sabrina increases her efforts.

In effetti sto cercando di aumentare il ritmo, anche perché sono stufa di sentirmi sciacquettare ininterrottamente la nuca dalle onde e poi, grazie al continuo sfregamento, le ascelle stanno andando a fuoco.


- “Miihhhh la lanolina! Non hai messo la lanolina!”, mi ricorda la mia anima sicula.

- “Ti si monaaaaaaa”, le fa eco quella veneta.

 - “L’è nient, l’è nient, stá sü de doss”, si sente in dovere di intervenire la parte meneghina.

Intanto dall’Optimist arriva una richiesta:

- “You should push and give all you have, Sabri”, e sull’Optimist tutti (ma proprio tutti) mi fissano impensieriti in attesa di risposta:

- “Ok… per quanto?”

- “20 minuti, anzi no, fai 30”, dice Thomas.

- “Ok, replico, “fatemi finire tutto il feed” (tanto ustionante, quanto corroborante).


E mentre riprendo a nuotare, mettendocela tutta (push, push push. Il coach direbbe “pigiaaaaa, Sabriii, pigiaaaaa!!!”) alle 15:12 a poppa arrivano anche le focene a darmi un’occhiata: porpoises off the stern come to have a quick look at Sabrina as she scythes through the waves in 19° C water.

Alla fine dei trenta minuti ho il cuore in gola, ma sono riuscita a rompere la corrente che rispingeva indietro ed ho guadagnato la protezione di Capo Le Gris Nez. Sull’Optimist intanto concordano che Thomas nuoterà al mio fianco l’ultimo tratto per indicarmi dove approdare & fight off any enthusiastic Covid-19 Frenchmen!

 E così mentre Thomas si prepara alla pugna, alle 15:41 arriva anche il welcoming committee formato da una delegazione di foche e gabbiani.

Alle 15:55 Thomas mi si affianca, mi fa segno dove devo arrivare: è una piccola spiaggia, fortunatamente priva di enthusiastic Covid-19 Frenchmen, piena di larghi sassi chiari e sovrastata da bianche scogliere. Ecco, ci sono, tocco, mi alzo in piedi, ma le ginocchia mi tradiscono e cedono, cado, arriva un’onda, rotolo, cerco di rialzarmi e scivolo. Thomas alle mie spalle grida: Lì, lì vai lì, tocca. Mentre, io penso solo: clear the water, clear the water, no sta far monate! Finalmente, non so come, mi trovo in piedi su un grosso sasso asciutto alzo le braccia e alle 16:02, dall’Optimist giunge il segnale che la traversata dopo 14 ore e 46 minuti è stata finalmente completata.


Posso rientrare in mare e nuotare sino all’Optimist che attende a distanza di sicurezza. Salita a bordo Paul, mi dice:

- “Congrats, Sabrina, you never ever complained, well done!

Finalmente all’asciutto, mi infilo i pantaloni impiastricciati per bene di lanolina, mi ricopro di tre strati di felpe e rifiuto di entrare in cabina, perché voglio vederla tutta e per bene questa Manica che ho attraversato a nuoto. E così sventagliata dal vento, con l’Optimist sulla rotta di ritorno (impiegherà circa tre ore per rientrare a Dover), guardo il mare, il tramonto e la Francia che si fa di nuovo lontana e penso che sì, sono felice. Perché, sempre face à la mer, le bonheur est une idée simple[25]. Toujour simple.

1)    Il ritorno

Le 48 ore successive al 6 settembre sono su un ottovolante di emozioni ed avvenimenti: per prima cosa anticipiamo il volo di ritorno all’8 settembre. Poi andiamo al Pub Les Fleurs per la firma: è tradizione che dopo aver completato la traversata si vada lì ad apporre la propria firma sul muro[26]. La mia risulta uno scarabocchio incomprensibile che getta nella costernazione il proprietario del pub.

Nel frattempo il tam-tam di amici e post sui social della mia squadra ha destato l’attenzione della stampa. Mentre siamo in attesa del volo di ritorno all’aeroporto di Heathrow (così vuoto da sembrare spettrale), per prima chiama Paola Pollo de Il Corriere della Sera, che brucia tutti sul tempo e fa uscire un’intervista. Rilanciata subito dal Sindaco Beppe Sala con un post (inaspettato) di congratulazioni su Facebook e Twitter. Da lì sarà un susseguirsi di messaggi e telefonate, con risposte (mie) più o meno a casaccio:

-  “Sabri, ma quando arrivate?”

- “Cristina, non lo so, forse domani, forse dopodomani, forse non torniamo affatto”.

-  “Sabri, dove atterrate? A che ora?”

- “Cristina! No lo sé, no lo sé!!”

- “Sabri mi mandi delle foto?”

- “Sì, Cristina, sì, poi, poi … poi te le mando…”

E così, l’infaticabile Cristina De Tullio, constatata l’assoluta inconcludenza di ogni tentativo di conversazione con me di pirsona pirsonalmente, chiede aiuto a Thomas, il quale - con precisione teutonica - comunica aeroporto, compagnia aerea, numero volo, orario d’arrivo; ed invia, prontamente, tutte le fotografie richieste.

Atterrati la sera a Linate, io con l’umore sotto i tacchi all’idea che la grande avventura sia oramai finita e Thomas, silenzioso e indecifrabile da sotto la mascherina …ta, da…sorpresa!

Trovo ad attendermi, entusiasticamente radunato da Cristina, un welcoming committee. Senza foche e gabbiani questa volta, ma con il coach (emozionato) e tanti amici festanti che mi appendono al collo una gigantesca, special-biscuit-medal, agitano il tricolore, e reggono uno striscione di un paio di metri, con le foto della traversata e la scritta: Welcome back Sabrina!

 




[1] L. Pugh, Tip n. 1 - I 22 suggerimenti di Lewis Pugh per attraversare la Manica, possono leggersi al seguente link https://L.pugh.com/22tipsforthechannel/

[2] Pseudo-Pugh, ossia Peron che cerca di imitare Lewis Pugh Tip n. 14. Per informazioni su chi sono i Marathon Swim Mentor si  rinvia al seguente link: https://openwaterswimming.com/2020/08/ned-denison-explains-about-marathon-swimming-mentors-on-wowsa-live/

[3] L. Pugh, Tip n. 8.

[4] L. Pugh, Tip n. 4.

[5] L. Pugh, Tip n. 3.

[6] L. Pugh, Tip n. 5.

[7] La 6 hours qualification swim è una condizione essenziale per poter nuotare la Manica: consiste nel nuotare minimo 6 ore, in una qualsiasi località (mare o lago) che abbia una temperatura dell’acqua inferiore i 16 gradi. Il tutto certificato da un observer riconosciuto dalla CS&PF.

[8] A. Camilleri, Il cuoco dell’Alcyon», Sellerio, 2019: «ci voli parlare di pirsona pirsonalmente d’uggenza uggentevoli subbitissamenti subbito!».

[9] Questa chissà dove l’avrò pescata nella rete…

[10] Voltaire, Candide: “Qu’est-ce qu’optimisme ? disait Cacambo. Hélas ! dit Candide, c’est la rage de soutenir que tout est bien quand on est mal”.

[11] Asterix e i britanni (Astérix chez les Bretons), è l'ottava avventura di Asterix, creata da Renè Goscinny e Albert Uderzo (la prima pubblicazione in lingua originale è del 1966 - fonte Wikipedia).

[12] Voltaire, Candide: “Ô Pangloss ! s’écria Candide, tu n’avais pas deviné cette abomination ; c’en est fait, il faudra qu’à la fin je renonce à ton optimisme”.

[13] Per la cronaca Captain Matthew Webb, primo uomo a traversare la Manica a nuoto nel 1875, nuotò a rana – con ritmo lento e costante - indossando un costume di seta rosso (fonte: C. Sprawson – L’ombra del massaggiatore nero, Adelphi).

[14] L. Pugh, Tip n. 9.

[15] Informazioni sulle maree e sulla differenza tra Spring Tide ed Ebb Tide, si possono trovare al seguente link: http://cspf.co.uk/tides.

[16] L. Pugh, Tip n. 12.

[17] A. Manzoni, I promessi sposi, Cap. XIII: “Pedro Adelante con juicio”.

[18] L. Pugh, Tip n. 10.

[19] Secondo, G.W. Leibniz: “non accade mai niente senza che vi sia una ragione determinante [sufficiente]”.

[20] L. Pugh, Tip n. 19.

[21] L. Pugh, Tip n. 15: Swim at a comfortable and consistent pace. Plodders get to France. Sprinters don’t.

[22] L. Pugh, Tip n. 21: “Never look back. When you are three-quarters of the way across, you can still see the white Cliffs of Dover just behind you! Look ahead, and focus on where you’re heading”.

[23] Informazione de relato da Thomas.

[24] Lews Pugh, Tip n. 16: Make sure your feed breaks are regular but short. When you stop, you get cold”.

[25] J.C. Izzo, Chourmo.

[26] Fino a qualche anno fa, invece i Channel Swimmers scrivevano il loro nome sui muri del The White Horse Inn.