Fuori Linea #12 - Guerra (La guerra, quannu veni, veni pi tutti...)
Nel 1936, la bella Trinacria che
caliga tra Pachino e Peloro, era stata promossa dal Dux in persona a “Isola
imperiale”. Non più, dunque, remota periferia del Regno ma nodo strategico
dell’Impero, ponte essenziale tra Italia e Africa.
- Amen.
Disse tra i denti Mariano Previtera, mentre lo portavano in gattabuia, per assicurarsi che capisse meglio le belle parole gridate dal Duce innanzi alla folla acclamante del Foro Italico di Palermo, il 20 agosto 1937:
- La Sicilia è fascista fino al midollo!
Le folle osannavano e Mariano sorseggiava
olio di ricino. Da un imbuto di ferro. Legato ad una panca. Era il modus operandi degli uomini imperiali:
un abbinamento ben “oliato” di repressione, sapienza tecnica e violenza. Con la
Sicilia al centro: luogo di sperimentazione e messa a punto di vari stati
d’eccezione, che sarebbero tornati utili. Più avanti. Durante la guerra.
E’ cosa cognita che la guerra fu
proclamata il 10 giugno 1940.
- Combattenti di terra, di mare e
dell’aria! Camicie nera della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne
d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania! Ascoltate! L’ora segnata dal
destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni
irrevocabili.
Fu altrettanto cosa cognita in paisi
che Mariano Previtera, sapute le belle parole del Dux, predisse a su frati
Niccolò:
- L’ura signata dal destino, insieme
alla guerra, batte anche la fine del fascismo e del suo puparo.
Nella terra della recchia di Dioniso,
tutti i muri hanno orecchi e Mariano si fici un altro giro di belle bastonate
in gattabuia: pirchì faciva sempre bene insegnare ai comunisti scomunicati come
stare al mondo.
Ma Mariano ci inzertò: nella notte del
10 luglio 1943, alle ore 2,45 l’ora segnata dal destino batté sulle spiagge
dell’ (ex) Isola Imperiale, l’inizio della fine della mala segnoria.
Era l’Operazione Husky: gli Alleati avanzavano;
l’esercito italiano si disfaceva; le truppe germaniche lentamente si
ritiravano; i siciliani sfollavano.
Mariano Previtera con la sua famiglia
sfollò nella campagna alle pendici l’Etna. E mentre sua figlia Sarina – in
segno di festa agli aerei dei liberators che li bombardavano - sventolava dalla
cima di un albero uno straccio colorato, su figghiu Turiddu si portò appresso
una bionda testa forestiera: era un giovane soldato tedesco, quasi suo coetaneo,
impegnato nelle manovre di ritirata dell’Operazione Lehrgang, che aveva
attestato una linea difensiva – contro gli inglisi di Montgomery - intorno all’Etna.
Erano amici. Uno parlava in
siciliano, sottolineando concetti con ampi gesti delle mani, l’altro rispunniva
compìto solo in lingua germanese. Turiddu faceva doni di frutta fresca, il
Tidisco ricambiava con fette (immangiabili) di schwarzbrot. Mariano Previtera
ne ebbe pena ed escogitò un piano. Che era semplice e si divideva in due parti:
alla ripresa della ritirata dei germanesi, loro l’avrebbero ammucciato in
cantina, e questa era la parte prima; il Tidisco all’arrivo dei liberators si sarebbe
arreso, e questa era la parte seconda.
Difficile era spiegare il piano al
giovane Tidisco, ancora più difficile era convincerlo. Si sa i germanesi
tengono la capa tosta.
Ma Mariano Previtera non si perse
d’animo, armato di pazienza e forza dialettica appresa in anni di
frequentazione del Partito Comunista d’Italia, passò una notte intera a
ragionarci, col Tidesco.
- “Ju t’ammuccio, ccà intra”,
spiegava facendogli vedere la cantina, “Tu stai ccà, mutu, non ti catamini, mi
raccumannu mutu statti”
- “Nein, nein, verboten”, ripeteva –
stolido - il Tedesco.
- “Mariano”, lo supplicava sua moglie
Santina, “lassalu ire, si lu trovano c’accidono tutti”.
- “Santina”, rispondeva Mariano, “Ma
lo spiasti bono? Chistu povero cristianuzzu in ‘sta guerra mori. Sicuro chi mori.
Teni l’età di Turiddu. A sò matre non ci pensi?”
- “Ich muss gehen”, riprendeva il Tidesco,
che intanto però irresoluto non si cataminava da lì.
- “Tu t’ammucci e quando arrivano gli
inglisi, t’arrendi. Nesci fora con le mani alzate”, riprincipiava Mariano alzando
le mani per farsi meglio comprendere.
- “Desertiren verboten”, rispondeva i
Tidisco che aveva compreso bene il piano.
- “Ccà dintra sicuro è che non ti
trovano”, insisteva Mariano.
- “Die Deserteure erschießen sie”,
pam pam, mimava il Tidesco per sottolineare il concetto.
“’Nzè, tu t’arrendi con le braccia alzate e
gli inglisi non ti sparano”, rispondeva Mariano, che non era sicuro di aver ben
capito, le parole del Tidisco.
- “Nein, nein, sie töten mich”.
-“’Nzè, nun t’accidono”.
- “Nein, nein”
Ragionarono così fino all’alba.
- “Testa di chiummo, teni ‘sto
Tidisco”, disse Turiddu, guardandolo allontanarsi.
*
Il generale Hans-Valentin Hube, preso
il comando delle forze dell’Asse, riuscì a far evacuare le sue truppe dalla Sicilia
in una lenta sanguinosa criminosa ritirata lungo la Penisola. Il 17 agosto
1943, con l’arrivo della VII armata statunitense del generale Patton a Messina,
seguita dall’VIII armata britannica del maresciallo Montgomery si conclude l’operazione
Husky: una delle più imponenti operazioni anfibie della II Guerra Mondiale decisa
durante la conferenza di Casablanca del 14 gennaio 1943, con l'obiettivo di
aprire un fronte nell'Europa continentale (la c.d. Fortezza Europa). La divisione tedesca Göring e quella
italiana Livorno, impegnarono le forze alleate in due durissime battaglie,
nella piana Gela e sul fiume Simeto.
Complessivamente, la liberazione
della Sicilia durò 39 giorni e fece più di 22.000 vittime tra le forze Alleate
(tra morti, dispersi, feriti e prigionieri). Gli italiani contarono oltre 4.500
morti, 36.000, dispersi, 30.000 feriti e 116.000 prigionieri; mentre i tedeschi
ebbero circa 26.000 perdite (tra morti, dispersi, feriti e prigionieri). Non si
contano poi le uccisioni, gli stupri e le razzie a danno della popolazione
civile da parte di tutte le forze in campo. Il giovane Tidisco venne
inghiottito dalla Storia e di lui si perse ogni traccia.
***
Fonti storiche:
Antonio Blando, Intellettuali
siciliani fascisti e antifascisti, in AA.VV., I siciliani nella resistenza,
Sellerio, 2019, p. 285.
Vittorio Coco, Siciliani a Salò –
Funzionari, politici e burocrati nella RSI, in AA.VV., I siciliani nella
resistenza, Sellerio, 2019, pp. 278-279.
http://www.museosicilia1943.it/site/sicilia-1943/