Pensieri liquidi

venerdì 20 agosto 2021

Fuori Linea #12 - Guerra (La guerra, quannu veni, veni pi tutti...)

 

Fuori Linea #12  - Guerra (La guerra, quannu veni, veni pi tutti...)



Nel 1936, la bella Trinacria che caliga tra Pachino e Peloro, era stata promossa dal Dux in persona a “Isola imperiale”. Non più, dunque, remota periferia del Regno ma nodo strategico dell’Impero, ponte essenziale tra Italia e Africa.

- Amen.

Disse tra i denti Mariano Previtera, mentre lo portavano in gattabuia, per assicurarsi che capisse meglio le belle parole gridate dal Duce innanzi alla folla acclamante del Foro Italico di Palermo, il 20 agosto 1937: 

- La Sicilia è fascista fino al midollo!

Le folle osannavano e Mariano sorseggiava olio di ricino. Da un imbuto di ferro. Legato ad una panca. Era il modus operandi degli uomini imperiali: un abbinamento ben “oliato” di repressione, sapienza tecnica e violenza. Con la Sicilia al centro: luogo di sperimentazione e messa a punto di vari stati d’eccezione, che sarebbero tornati utili. Più avanti. Durante la guerra.

E’ cosa cognita che la guerra fu proclamata il 10 giugno 1940.

- Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nera della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania! Ascoltate! L’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili.

Fu altrettanto cosa cognita in paisi che Mariano Previtera, sapute le belle parole del Dux, predisse a su frati Niccolò:

- L’ura signata dal destino, insieme alla guerra, batte anche la fine del fascismo e del suo puparo.

Nella terra della recchia di Dioniso, tutti i muri hanno orecchi e Mariano si fici un altro giro di belle bastonate in gattabuia: pirchì faciva sempre bene insegnare ai comunisti scomunicati come stare al mondo.

Ma Mariano ci inzertò: nella notte del 10 luglio 1943, alle ore 2,45 l’ora segnata dal destino batté sulle spiagge dell’ (ex) Isola Imperiale, l’inizio della fine della mala segnoria.

Era l’Operazione Husky: gli Alleati avanzavano; l’esercito italiano si disfaceva; le truppe germaniche lentamente si ritiravano; i siciliani sfollavano.

Mariano Previtera con la sua famiglia sfollò nella campagna alle pendici l’Etna. E mentre sua figlia Sarina – in segno di festa agli aerei dei liberators che li bombardavano - sventolava dalla cima di un albero uno straccio colorato, su figghiu Turiddu si portò appresso una bionda testa forestiera: era un giovane soldato tedesco, quasi suo coetaneo, impegnato nelle manovre di ritirata dell’Operazione Lehrgang, che aveva attestato una linea difensiva – contro gli inglisi di Montgomery -  intorno all’Etna.

Erano amici. Uno parlava in siciliano, sottolineando concetti con ampi gesti delle mani, l’altro rispunniva compìto solo in lingua germanese. Turiddu faceva doni di frutta fresca, il Tidisco ricambiava con fette (immangiabili) di schwarzbrot. Mariano Previtera ne ebbe pena ed escogitò un piano. Che era semplice e si divideva in due parti: alla ripresa della ritirata dei germanesi, loro l’avrebbero ammucciato in cantina, e questa era la parte prima; il Tidisco all’arrivo dei liberators si sarebbe arreso, e questa era la parte seconda.

Difficile era spiegare il piano al giovane Tidisco, ancora più difficile era convincerlo. Si sa i germanesi tengono la capa tosta.

Ma Mariano Previtera non si perse d’animo, armato di pazienza e forza dialettica appresa in anni di frequentazione del Partito Comunista d’Italia, passò una notte intera a ragionarci, col Tidesco.

- “Ju t’ammuccio, ccà intra”, spiegava facendogli vedere la cantina, “Tu stai ccà, mutu, non ti catamini, mi raccumannu mutu statti”

- “Nein, nein, verboten”, ripeteva – stolido - il Tedesco.

- “Mariano”, lo supplicava sua moglie Santina, “lassalu ire, si lu trovano c’accidono tutti”.

- “Santina”, rispondeva Mariano, “Ma lo spiasti bono? Chistu povero cristianuzzu in ‘sta guerra mori. Sicuro chi mori. Teni l’età di Turiddu. A sò matre non ci pensi?”

- “Ich muss gehen”, riprendeva il Tidesco, che intanto però irresoluto non si cataminava da lì.

- “Tu t’ammucci e quando arrivano gli inglisi, t’arrendi. Nesci fora con le mani alzate”, riprincipiava Mariano alzando le mani per farsi meglio comprendere.

- “Desertiren verboten”, rispondeva i Tidisco che aveva compreso bene il piano.

- “Ccà dintra sicuro è che non ti trovano”, insisteva Mariano.

- “Die Deserteure erschießen sie”, pam pam, mimava il Tidesco per sottolineare il concetto.

 “’Nzè, tu t’arrendi con le braccia alzate e gli inglisi non ti sparano”, rispondeva Mariano, che non era sicuro di aver ben capito, le parole del Tidisco.

- “Nein, nein, sie töten mich”.

-“’Nzè, nun t’accidono”.

- “Nein, nein”

Ragionarono così fino all’alba.

- “Testa di chiummo, teni ‘sto Tidisco”, disse Turiddu, guardandolo allontanarsi.

*

Il generale Hans-Valentin Hube, preso il comando delle forze dell’Asse, riuscì a far evacuare le sue truppe dalla Sicilia in una lenta sanguinosa criminosa ritirata lungo la Penisola. Il 17 agosto 1943, con l’arrivo della VII armata statunitense del generale Patton a Messina, seguita dall’VIII armata britannica del maresciallo Montgomery si conclude l’operazione Husky: una delle più imponenti operazioni anfibie della II Guerra Mondiale decisa durante la conferenza di Casablanca del 14 gennaio 1943, con l'obiettivo di aprire un fronte nell'Europa continentale (la c.d. Fortezza Europa). La divisione tedesca Göring e quella italiana Livorno, impegnarono le forze alleate in due durissime battaglie, nella piana Gela e sul fiume Simeto.

Complessivamente, la liberazione della Sicilia durò 39 giorni e fece più di 22.000 vittime tra le forze Alleate (tra morti, dispersi, feriti e prigionieri). Gli italiani contarono oltre 4.500 morti, 36.000, dispersi, 30.000 feriti e 116.000 prigionieri; mentre i tedeschi ebbero circa 26.000 perdite (tra morti, dispersi, feriti e prigionieri). Non si contano poi le uccisioni, gli stupri e le razzie a danno della popolazione civile da parte di tutte le forze in campo. Il giovane Tidisco venne inghiottito dalla Storia e di lui si perse ogni traccia.

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Fonti storiche:

Antonio Blando, Intellettuali siciliani fascisti e antifascisti, in AA.VV., I siciliani nella resistenza, Sellerio, 2019, p. 285.

Vittorio Coco, Siciliani a Salò – Funzionari, politici e burocrati nella RSI, in AA.VV., I siciliani nella resistenza, Sellerio, 2019, pp. 278-279.

http://www.museosicilia1943.it/site/sicilia-1943/