Pensieri liquidi

giovedì 16 agosto 2018

Fuori Linea #0 San Vito Blues


San Vito Blues

“...a raccontarsi mi tira una novella di cose cattoliche e di sciagure e d’amore in parte mescolata” (Boccaccio - Decameron, Giornata II, nov. 2a).



K2 (non la vetta, ma il bar) Estate 1982, notte di San Lorenzo - Deserto, caldo, noia. I xe tuti partii.
- Nadja che si fa? 
- Spetemo.
Aspettiamo, dunque, col barista che ci guarda storto perché bighelloniamo e non ordiniamo. Cerchiamo di ignorarlo, mentre contiamo gli ultimi spiccioli rimasti per ordinare qualcosa che non sia un bicchiere d’acqua.
Aspettiamo, dunque, come Vladimiro e Estragone aspettano Godot.
Ci impiccheremo domani. A meno che Godot non venga.
- E se viene?
- Saremo salvati.
- Forsa  tose, ‘ndemo!

Godot è arrivato e veste i panni di Ambrose, il quale ci offre un giro di birrette e via. Via dal deserto ostile del K2.
Ambrose alla guida. Finestrini aperti. Autoradio accesa: Baby please don’t go. You know I love you so, Before I be your dog. Baby please don’t go*. 
Destinazione : San Vito Town.
- San Vito?!? Ambrose, please don’t go! Non c’è niente a San Vito, solo el tombon de Brion. Ambrose, please don’t go.
- Oh baby, baby trust me - replica Ambrose - a San Vito c’e la mostra di Nic. Let’s go baby, Let’s go.
Nella torrida estate 1982, Nic era deciso a far conoscere la sua arte (incompresa e, sopratutto, misconosciuta) ai suoi concittadini. Quale miglior occasione, dunque, se non la festa parrocchiale. 
Il parroco aveva dato l’assenso. Per sfinimento: Nic, epigono della gloriosa stirpe delle pìttime della Repubblica Serenissima**, l’aveva incalzato per settimane chiedendo (supplicando, insistendo, reclamando, vociando e berciando) di poter esporre le sue opere alla festa parrocchiale.
Alla fine il parroco aveva capitolato, ma ad una condizione: che fossero quadri  a tema religioso. Nic aveva promesso solenne.
Alla festa di San Vito, più che aria di festa, c’è fetòre di Santa Inquisizione: Nic scomunicato e tutti i quadri rimossi e accatastati in un angolo. 
- I xe tutti nudi!
- Ma per forza i xe Adamo e Eva, - protesta Nic.
- I xe anca sconci, - replica il parroco.
- Sconci? Ma dove i vedito sconci? Xe arte, ciò 
Tutti i quadri a soggetto (ehm) religioso di Nic, ritraggono corpi nudi abbracciati o teneramente avvinti o, ancora, furiosamente avvinghiati; e hanno tutti lo stesso titolo: “Adamo e Eva”.
A guardali bene vi si  riconoscono Nadja e Nic nudi e intenti ad abbracciarsi (avvingersi, avvinghiarsi).  
Il parroco, che pur non apprezzando l’arte (di Nic) ha buon occhio, appena scorge Nadja, quasi si strozza, diventa paonazzo e fugge via come se Lilit*** si fosse materializzata proprio lì davanti a lui trascinarlo all’inferno o sulle coste del Mar Rosso.

Priest, please, don’t go, priest please don’t go. Cantiamo in coro, mentre Nic sacramenta in tutte le lingue (da lui) conosciute (e, quindi, prevalentemente in veneto).

Ma ora ci vuole un’idea per non abiurare e  “salvare” l’arte (di Nic) dalle maglie della censura.
- Foglie di fico, - sentenzio.
- Foglie di fico a coprire le vergogne, come nella migliore tradizione pittorica, - chiosa Nic. 

E allora let’s go, on the road a cercare alberi di fico nella marca veneta.

Baby, please, don’t go, you treat me like a dog, sussurra Nic a Nadja che sorride ad Ambrose, il quale guida con aria sognante e una mano persa tra le sue cosce.
Torniamo che è sera. Nadja si sventaglia languida con una  foglia di fico, facendosi però attenta alle parole di Ambrose: “Before I be your dog I get you way’d out here, and let you walk alone”). Intanto, Nic e io - armati di dialettica - argomentiamo raffinate sottigliezze sulla “bellezza che salverà il mondo”****. Ma la nostra retorica nulla può contro lo sdegno del giusto: il parroco ci manda tutti in mona, foglie di fico comprese.
Oh no, please in mona no. We beg you all night long, please in mona no.

Non resta che tornare al K2, ultimo rifugio rimasto per noi quattro reietti.
E mentre Nic inveisce contro la Santa Inquisizione, io invoco la catarsi di un bagno in piscina e Nadja annuisce tuonando "cloro al clero" ... Ambrose trova la soluzione
 - Torniamo a San Vito, - dice.
Oh no, baby please don’t burn.  - No nessun assalto alla parrocchia. - rassicura Ambrose - Obiettivo cimitero. Il cimitero di San Vito, coa tomba de Brion.
- Progettata da Carlo Scarpa, ció - rammenta Nic, battendo il pugno sul tavolo.


Per chi non lo sapesse la tomba di Brion (si proprio lui il fondatore di BrionVega) si dispone a “elle” rovesciata lungo una superficie di circa 2000 mq  ai due lati del cimitero di San Vito. Si tratta di un monumento funebre, realizzato in nudo cemento, con due ingressi: uno affacciato direttamente sulla strada e uno dentro   il cimitero. Dal cimitero si entra attraversando un vano rettangolare stretto e lungo, in fondo  al quale stanno due semicerchi intrecciati  che si affacciano su un prato, nel cui mezzo è tirato filo d’acciaio teso. Se si attraversa il prato, passando sui gradini risuonanti, si arriva a uno specchio d’acqua ricoperto di ninfee e congiunto alla terraferma da pietre irregolari, staccate tra loro e poste a pelo d’acqua. Questa è la nostra ultima meta
- Ambrose please don’t go...
- Volevi la piscina? Ecco la piscina.
Risponde Ambrose arrampicandosi risoluto sul muro lato strada. Non ci resta che seguirlo. In breve siamo tutti al di là del muro (che fortunatamente è basso). 

Nel giardino Ambrose inciampa sul filo d’acciaio teso***** e Nic accenna passi da tip tap sui gradini risuonanti.
Arrivati al laghetto delle ninfee, ci sediamo in equilibrio precario sulle pietre e con gli occhi puntati al cielo, cerchiamo stelle cadenti che esaudiscano i nostri desideri: DJ radiofonico Ambrose, pittore Nic, io giornalista, viaggio a Berlino Nadja.
Stelle cadenti non ne vediamo, ma la luce lunare che illumina le ninfee fa ululare Nic e i cani della campagna circostante rispondono.

Turn your lamp down low, baby please don’t go, cala il buio e la memoria si fa incerta : che ne è stato di noi?

A Nic è stato fatale un buco di eroina. Nadja******, tornata da Berlino si è ammalata (sclerosi a placche) e si è messa a insegnare catechismo. Di Ambrose, invece, si sono perse le tracce e quanto a me: “L’histoire de ma vie n’existe pas. Il n’y a jamais de centre. Pas de chemin. Pas de ligne. Il y a de vastes entroits oú l’on fait croire qu’il y avait quelqu’un, ce ne pas vrai il n’y avait personne” (M. Duras - L’amant)



Note:

Baby please don’t go, testo di McKinley - Morganfield
Baby, please don't go / Baby, please don't go / Baby, please don't go
Down to New Orleans, you know I love you so
Before I be your dog / Before I be your dog / Before I be your dog 
I get you way'd out here, and let you walk alone
Turn your lamp down low /  Turn your lamp down low / Turn your lamp down low 
I beg you all night long, baby, please don't go
You know your man down gone / You know your man down gone / You know your man down gone 
Down the country farm, with all the shackles on
You brought me way down here / You brought me way down here / You brought me way down here 
'Bout to Rolling Forks, you treat me like a dog
Baby, please don't go / Baby, please don't go / Baby, please don't go 
Down to New Orleans, I beg you all night long

Qui nell’interpretazione di Muddy Waters con i Rolling Stones


** Pìttima : Nella Repubblica Serenissima la pittima era una persona con il compito, retribuito, di seguire giorno e notte il debitore moroso per rammentargli i suoi obblighi. La pìttima terminava il suo compito, quando il debitore, sfiancato da tanta petulanza, pur di liberarsi dalla pìttima, che a sue spese gli mangiava e dormiva in casa, “liberamente” sceglieva di onorare il debito contratto.

*** Lilit : è la prima moglie di Adamo, nata come lui dal fango. Secondo alcune versioni fu da questi ripudiata perché rifiutó di sottomettersigli (“non starò  sotto di te”, pare abbia detto). Secondo altre, invece, alla risposta di Adamo (“e io non giacerò sotto di te, ma solo sopra”), abbandonò sdegnata il Paradiso terrestre per le coste del Mar Rosso, dove si congiunse con papè Santan creando una lunga progenie di demoni


**** F. Dostoevskij - L’idiota: “È vero, principe, che lei una volta ha detto che la 'bellezza' salverà il mondo? State a sentire, signori," gridò ad alta voce, rivolgendosi a tutti, "il principe sostiene che la bellezza salverà il mondo! E io sostengo che questi giocondi pensieri gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato [...] Ma quale bellezza salverà il mondo?

***** F. Kafka - Secondo Quaderno in ottavo: “La vera via passa su una corda, che non è tesa in alto, ma rasoterra. Sembra fatta più per inciampare che per essere percorsa”.

****** Nadja: “Mi dice il suo nome, quello che si è scelto lei “Nadja” perché in russo è l’inizio della parola speranza e perché è soltanto l’inizio” (André Breton - Nadja)

Per saperne di più sulla Tomba Brion: